Ghisleri: «Alle elezioni politiche sarà tutto un altro discorso. Un pezzo d’Italia si sente escluso»
Attenzione a voler leggere il voto alle Comunali come un anticipo delle elezioni politiche, perché «le dinamiche sono molto diverse». A riportare la tornata elettorale per le Comunali all’alveo territoriale, è la sondaggista Alessandra Ghisleri, che ne analizza i risultati sulla base delle dinamiche proprie di questo tipo di elezioni e di queste specifiche elezioni, riportando allo scenario politico complessivo di fatto solo il dato dell’astensionismo, sul quale un peso lo ha avuto «il clima» che si è creato, aggravandolo rispetto alla tendenza alla sempre minore partecipazione alle amministrative che comunque ormai è un dato consolidato.
«I No Green Pass? Un pezzo d’Italia si sente escluso»
«Direi che le proteste in atto da parte dei No Green Pass segnalino il disagio di un pezzo d’Italia che si sente escluso dal discorso nazionale e vuole invece rientrarvi a tutti i costi», ha spiegato Ghisleri, commentando in un’intervista a La Stampa i dati sull’astensionismo, che dunque non sono legati solo al «disgusto». «Era un fenomeno atteso. Se facciamo i confronti con passate elezioni comunali – ha aggiunto – vedo che a Torino cinque anni fa aveva votato il 57,2% al primo turno elettorale. Al ballottaggio, quando Chiara Appendino vinse, si era espresso il 54%. Ora siamo al 48%. Il calo c’è, ma secondo un trend di decrescita che si mantiene stabile da molti anni. Anche a Milano, stavolta ha votato il 47,7%, mentre cinque anni fa era il 54,7%. Praticamente c’è dappertutto un calo tra i 6 e i 9 punti».
Il peso del «clima» sull’astensionismo
Per la sondaggista, comunque, per i dati così negativi di questa tornata non si può non considerare il «clima» che si è creato e che «si è spostato su temi di carattere nazionale». «Non si è parlato di strade o asili nido, ma di Green Pass o Recovery Plan», ha spiegato Ghisleri, sottolineando comunque che «la scelta dei candidati del centrodestra, poi, è stata molto sofferta, non hanno fatto in tempo a farsi conoscere. Si sono trovati in difficoltà anche perché – ha proseguito la direttrice di Euromedia Research – lontani dalla lettura del territorio. E comunque si nota che il voto delle Comunali si va assimilando sempre più a quello delle Regionali. Il che è strano, perché i sindaci dovrebbero essere figure più semplici, accessibili, vicine ai cittadini».
«Il voto nazionale può avere dinamiche molto diverse» dalle Comunali
«In queste elezioni – ha ricordato poi Ghisleri – erano chiamati al voto 12 milioni di elettori. Alla fine si sono espressi in 6 milioni circa. Ma alle politiche i votanti sono oltre 50 milioni. A questo giro mancava del tutto la provincia, che tradizionalmente è più vicina al centrodestra. La seconda annotazione è collegata alla prima: in queste grandi città, il centrodestra non ha mai davvero sfondato. A Napoli o Milano, il centrosinistra governa da tempo. Lo stesso a Roma, tolta la parentesi di Gianni Alemanno. E poi, certo, ci sono state le “sorprese” Appendino e Raggi. Ma l’Italia, appunto, non è fatta di grandi città capoluogo. Più dei 12 milioni delle metropoli, pesano soprattutto i 35 milioni delle città di provincia. Dove magari l’affluenza anche stavolta è stata più alta. Attenzione dunque al voto nazionale, che – ha concluso Ghisleri parlando con La Stampa – può avere dinamiche molto diverse».