Gismondo: «Green Pass obbligatorio? Obbligo vaccinale camuffato, così inasprirà la lotta»
«Fermo rimanendo che tutto ciò che è aggressione è da condannare, il problema del Green Pass è iniziale», attiene cioè alla sua stessa natura, perché così come concepito «è il camuffamento di un obbligo di vaccinazione» contro Covid-19. Lo sottolinea all’Adnkronos Salute Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano.
Gismondo: «Così non si fa che inasprire la lotta»
All’indomani del “Green Pass day”, con l’entrata in vigore dell’obbligo di certificato verde sul lavoro, pensando alle manifestazioni che hanno animato molte piazze d’Italia, «era inevitabile che questo giorno si svolgesse come si è svolto – dice ancora la direttrice dell’ospedale Sacco di Milano – Anzi, diciamo che rispetto alle previsioni di disordini tutto è avvenuto abbastanza pacificamente e possiamo solo esserne contenti», precisa.
Per la microbiologa resta però il problema di un “obbligo non obbligo”. «Io credo – osserva – che tutte queste misure adottate per poi costringere a vaccinarsi rendano sicuramente poco accettabile la vaccinazione agli occhi di chi non vuol farla. Invece, secondo me, una buona comunicazione avrebbe potuto agire nell’ambito del convincimento e del coinvolgimento. Così non si fa altro che inasprire la lotta».
«Il 90% degli immunizzati è possibile togliere le mascherine»
Via le mascherine anche nei luoghi chiusi, ma solo quando la quota dei vaccinati a ciclo completo contro Covid-19 – pari oggi in Italia a circa l’81% della platea vaccinabile – aumenterà di una decina di punti percentuali. «In base a quanto indicato dall’Organizzazione mondiale della sanità – evidenzia ancora la professoressa Maria Rita Gismondo – il cosiddetto “effetto gregge”, anche se non va bene chiamarlo così per un vaccino come questo, si raggiungerà con il 90% degli immunizzati. Quindi», secondo l’esperta, «è presumibile che quella sia la soglia per poter avere ulteriori allentamenti di misure» anti-contagio, «compreso l’uso delle mascherine».
«Encomiabile il datore di lavoro che offre tamponi gratis»
Tampone a pagamento sì o no, ai fini dell’ottenimento del Green pass? Fa un distinguo la microbiologa Maria Rita Gismondo: «Credo che il tampone a pagamento sia giusto per la sanità pubblica», perché «visto che c’è un’offerta gratuita del vaccino» anti-Covid, «chi fa una scelta diversa ovviamente deve assumersene le responsabilità. Ben diverso è invece il caso dei datori di lavoro che il tampone lo offrono gratuitamente e che secondo me – sottolinea Gismondo – sono datori di lavoro encomiabili».