Grillo straparla e esalta il Rdc: snocciola i numeri e sorvola sugli scandali. L’ultimo: il sussidio a 109 mafiosi
Nel giorno in cui i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari hanno denunciato e sottoposto a perquisizioni 109 soggetti condannati per mafia che percepivano reddito cittadinanza, Grillo torna a straparlare e ad incensare autoreferenzialmente il M5S per il sussidio di Stato appena rifinanziato dal governo. «Il Rdc è una delle riforme sociali più importanti della storia della nostra repubblica», scrive trionfale il fondatore del M5s, Beppe Grillo, difendendo su Twitter la controversa misura al centro di un duro scontro in Cdm appena qualche giorno fa.
Grillo straparla e posta un peana su Rdc
E allora: «Proviamo quindi a “far di conto” sul reddito di cittadinanza» scrive sul suo blog «Giuseppe rag. Grillo», partendo dai dati Inps aggiornati ad agosto 2021. Dati che «ci raccontano che sono 1,36 milioni i nuclei beneficiari. Per oltre 3 milioni di persone. Con un importo medio di 546 euro, in particolare. Prevalgono i nuclei composti da tre e quattro persone, rispettivamente 646mila e 673mila. I nuclei con minori sono quasi 443.000, con un numero di persone coinvolte di oltre 1,64 milioni, mentre i nuclei con disabili sono quasi 231.000, con oltre 536.000 persone coinvolte».
Rdc, Grillo snocciola i numeri e sorvola sugli scandali
E ancora: «La platea dei percettori di Reddito di cittadinanza e di Pensione di Cittadinanza è composta da 2,58 milioni di cittadini italiani. 318mila cittadini extra comunitari con permesso di soggiorno Ue almeno da 10 anni in Italia. E 119mila cittadini europei. La distribuzione per aree geografiche vede 592.000 beneficiari al Nord e 427.000 al Centro, mentre nell’area Sud e Isole supera i 2 milioni di percettori». Un bacino d’utenza vasto e vario, dunque, quello riassunto nell’elenco dal fondatore del Movimento. Una lista che fa un riferimento fuggevole anche gli indebiti percettori del Rdc. Quelli al centro di inchieste giudiziari e scandali, come l’ultimo che la cronaca registra, riportato in apertura.
Rdc, da Grillo sui “percettori irregolari” solo un ex post…
Casi rispetto ai quali Grillo aggiunge solo un “Ex post” che, puntando a ridimensionare la portata dello scandalo, recita: «La Guardia di Finanza insieme ad Inps e le altre forze dell’ordine, hanno contestato a percettori irregolari circa 217 milioni di euro, di cui 127 milioni già recuperati. Si tratta di circa l’1% di prestazione Rdc irregolarmente spesa ad oggi. Questa quindi è una delle misure più controllate». Un controllo che non si sofferma sul sommerso e sul peso specifico di un fenomeno che, anche truffe a parte, comunque disincentiva la ricerca di un’occupazione che sia fonte di reddito regolare. Così, sorvolando sull’altra faccia del Rdc: quella che dovrebbe guardare a tutto il tempo. Le risorse. E il denaro impiegati in inchieste e denunce. Grillo aggiunge in calce: «Purtroppo le truffe esistono su tante prestazioni. False invalidità. Percettori di naspi con lavoro nero. Cassa integrazione ad aziende che non ne hanno bisogno. O che fanno lavorare i beneficiari anche in cassa integrazione»…
Nessun accenno neppure alla spaccatura del governo sul Rdc
Insomma, niente da fare. Il fondatore del M5S punta sui risvolti assistenzialisti, e tralascia gli argomenti che giustificano polemiche e avversità sulla misura, tessendo l’elogio dell’integrazione del reddito da lavoro per i cosiddetti working poor: part time. Mamme sole con bambini, che non raggiungono una certa soglia, ecc. E esaltando il fatidico «”salario di riserva”, come dicono gli economisti: che in assenza di un salario minimo legale, offre un cuscinetto» ammortizzatore. Grillo nulla aggiunge, però, su eventuali proposte sulle politiche attive del lavoro. Un tema che ha spaccato la maggioranza: con il Pd e i Cinque Stelle tesi solo a difendere la misura di sostegno al reddito. Così come Grillo non commenta la necessità – avanzata da più parti, compreso il fronte dei sostenitori del Rdc – di riformarla. E meno ancora accenna sulla questione tornata in auge con le riaperture post-Covid. E con la denuncia, soprattutto da parte di ristoratori e imprenditori stagionali, della mancanza di camerieri, barman e stagionali, non invogliati a lavorare perché percettori del reddito o della cassa integrazione.
Né su possibili revisioni o correzioni da apportare alla misura
Ma tant’è: il Cdm approva il rifinanziamento del Rdc. Introducendo (guarda caso) «correttivi alle modalità di corresponsione e rafforzando i controlli», come si si legge nella nota di Palazzo Chigi al termine del Consiglio dei ministri che ha dato il via libera al Dpb, Documento programmatico di bilancio. Con buona pace dei leghisti che al tavolo di governo hanno puntato il dito contro la scelta fatta «levando risorse ad altre misure (Reddito di emergenza, Ape sociale, congedi parentali)». Del ministro per lo Sviluppo, Giancarlo Giorgetti, che ha definito «beffarda» una misura che sottrae soldi a «chi ha lavorato duramente». E che dai banchi dell’opposizione Giorgia Meloni ha sempre fermamente contestato, in quanto «provvedimento non educativo»: «Il Rdc non è una misura di sviluppo», ha sempre sostenuto la leader di Fdi. Spiegando: «La povertà si combatte creando lavoro, questo il reddito di cittadinanza non lo fa». E ancora: «È una paghetta di Stato voluta dal M5S per una mera questione di consenso». Un aiutino da casa che ai contribuenti costa. E non poco…
Il fronte del no al Rdc, Fdi: non crea lavoro e troppo spesso finisce nelle mani di delinquenti o di chi non ne ha diritto
Come sottolineato a settembre scorso, per esempio, da Galeazzo Bignami, deputato di Fratelli d’Italia. Il quale sul Rdc ha ulteriormente ribadito: «In due anni, 17 miliardi di euro stanziati per uno strumento assistenzialista che ha portato pochissimo dal punto di vista occupazionale. E che troppo spesso finisce nelle mani di delinquenti o di chi non ne ha diritto». Concludendo che: «Per Fratelli d’Italia, che dall’aumento delle pensioni minime al raddoppio dell’assegno di invalidità si è sempre spesa per i più deboli, queste risorse potevano e dovevano essere destinate in riforme strutturali. Alla creazione di nuovi posti di lavoro. E alla riduzione del cuneo fiscale». Non serve davvero aggiungere altro…