La mazzata del catasto colpirà anche le prime case. La sinistra se la gode: «È giustizia sociale»

1 Ott 2021 9:07 - di Natalia Delfino
catasto

Avanti decisi sulla riforma del catasto, insistendo sul fatto che «non ci saranno aggravi». Il vasto fronte giallorosso che va da Enrico Letta a Stefano Fassina, passando per Giuseppe Conte è deciso al tutto per tutto pur di procedere alla stangata. «La riforma del catasto va fatta», va ribadendo il leader pentastellato, dando manforte a Letta che anche ieri a Porta a Porta è tornato sul tema affermando che Mario Draghi ha «detto qualcosa di importante: ha detto che le riforme fiscali si faranno e che sono riforme di struttura e servono per il futuro». Va da sé che il catasto vi rientra a pieno titolo: «Sono decenni che si aspetta».

La sinistra entusiasta dei rincari: «È giustizia sociale»

Dunque, la sinistra stende i tappeti rossi alla mazzata, mentre si nasconde dietro l’autorevolezza di Draghi per sostenere che non ci saranno penalizzazioni. Se non per qualcuno, come ha sostenuto il responsabile economia del Pd, Antonio Misiani. «Ci sono milioni di famiglie che dovrebbero pagare di meno e qualcuno che dovrebbe pagare di più. Noi vogliamo garanzie ferree che questo non comporti un aumento della pressione fiscale complessiva», ha detto l’esponente dem, mentre Stefano Fassina ha evocato «la giustizia sociale».

La stangata dell’Imu

Fin qui le chiacchiere. Ma cosa si cela dietro questi slogan più o meno rassicuranti? I conti di quanto costerebbe agli italiani la tanto invocata (dalla sinistra) riforma del catasto girano da un po’. Oggi Libero li mette in fila. Per quanto riguarda l’Imu si parla di un aumento medio di 1.150 euro su scala nazionale, con una forbice che va da 896 a 2.046 euro. Di città in città, però, si toccano punte stratosferiche: a Roma si parla di un aumento da 3.648 euro; per Milano di 2.260; a Venezia di 2.341 euro. Se possibile, considerando le percentuali i numeri si fanno ancora più impressionanti: il 50% in più a Bari, il 70% in più a Cagliari, il 189% in più a Trieste, il 183% in più a Roma, il 163% in più a Palermo, il 123% in più a Milano. E hai voglia a sottolineare, come fa la sinistra, che si tratta di seconde case, quasi che se si trattasse di beni di lusso i cui rincari colpiscono solo le famiglie ricche.

Così la mazzata del catasto riguarda pure le prime case

Oltre all’Imu, poi, ricorda ancora Libero, c’è anche il fronte Isee, che investe direttamente la prima casa. Perché la revisione del catasto impatta non solo sulle tasse direttamente connesse agli immobili, ma anche sul reddito complessivo delle famiglie, che così, tanto per cominciare, si vedrebbero tagliate fuori dalle varie agevolazioni cui l’Indicatore di situazione economica equivalente consente di accedere. E chiunque del ceto medio abbia provato a fare, per esempio, una richiesta di accesso agli asili pubblici, per la quale è richiesto l’Isee, sa esattamente di cosa si stia parlando. Per l’impatto della riforma del catasto sull’Isee si calcola di un aumento medio del 261% del valore degli immobili, con un valore medio della prima casa a Roma che oggi si attesta a 81.480 euro e domani passerebbe a 294.800. A Milano l’impatto sarebbe del 176%: da 80.584 a 222.748. A Venezia del 250%: da 56.616 euro a 198.533 euro. Fino a punte folli come quella di Palermo, dove l’aumento percentuale sarebbe del 657%, con un incremento assoluto da 11.592 a 87.767 euro.

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