L’intervista. Campi: il pressing antifascista su FdI? Basta, non si può fare una Fiuggi ogni 20 anni
Giorgia Meloni “sta cominciando a fare i conti con il fascismo”. Lo sostiene Ezio Mauro nel fondo odierno su Repubblica. Riprendendo una dichiarazione della leader di FdI sul rastrellamento nel ghetto di Roma del 16 ottobre 1943. Meloni condanna la “furia nazifascista”. Una dichiarazione che Ezio Mauro saluta come l’inizio di un percorso di liberazione dalle ambiguità del passato. Ambiguità che inducevano secondo lui le destre sovraniste a guardare al fascismo con indulgenza. Un primo passo che, nell’ottica di Ezio Mauro e di Repubblica, dovrebbe avere forse il suo coronamento in una specie di “Fiuggi 2”. Bene avrebbe fatto la sinistra, quindi, a chiedere chiarezza a Giorgia Meloni sull’eredità fascista che la destra si porta dietro.
Un’analisi che secondo il politologo Alessandro Campi si basa su presupposti del tutto errati. E cioè che esista il pericolo del “fascismo eterno”. “La sinistra – dice Campi – fatica ad acquisire le conclusioni sul fascismo cui è giunta la storiografia. La categoria del nazifascismo non vuol dire nulla…”.
Siamo ancora dentro l’uso politico della storia?
Intravedo nel fondo di Ezio Mauro l’eterno gioco dell’oca cui vogliono costringere la destra italiana. Come se si potesse rifare Fiuggi ogni venti anni, come se si dovesse ogni volta ricominciare da capo. Ora, la condanna del nazifascismo sarebbe la grande medaglia che Meloni si può appuntare sul petto per candidarsi alla guida del Paese. Ma se una forza politica si candida alla guida del Paese deve avere visione, progetto, preparazione. Non è che deve superare l’esamino di storia che chiede Repubblica.
E la sinistra con gli esami di storia come sta messa?
La sinistra deve riconoscere che esiste un problema di memoria controversa rispetto al fascismo perché il caso italiano ha avuto una sua specificità. Loro vogliono “nazificare” il fascismo ma questo non ha alcun senso storico, perché il fascismo aveva particolarità che loro si ostinano a non voler vedere. Non è che il fascismo è stato più buono del nazismo, è stata un’altra cosa. Ma questo ha a che fare col giudizio storico, che è cosa ben diversa dall’uso politico della storia.
Torniamo al pressing antifascista su Giorgia Meloni. E’ una cosa buona e giusta?
Il pressing è giusto se viene fatto per ottenere una politica all’altezza delle sfide dei tempi. Ma i continui esami del sangue non hanno alcun senso. Giorgia Meloni ha già metabolizzato quei passaggi. Cresce e matura nel dopo-Fiuggi, con ruoli istituzionali importanti. Semmai la destra ha un altro problema: una mentalità forgiata per la lotta di opposizione più che per le politiche di governo. Ma non si può dire che FdI sia intrisa di fascismo, né si può leggere col filtro del neofascismo ciò che accade nelle piazze italiane.
Stai negando la famosa “matrice fascista”?
La matrice non è fascista, semplicemente. Il movimento che scende in piazza è anarco-sovversivo, con tendenze libertarie e complottiste. E questo non è fascismo. Dunque non c’è una minaccia fascista montante. Il presupposto dell’analisi che induce al pressing antifascista sulla Meloni è sbagliato e porta a richieste di abiura sbagliate.
Fratelli d’Italia resta ancora primo partito nei sondaggi. Che lettura se ne ricava?
Giorgia Meloni potrebbe cogliere l’occasione, con i suoi tempi, per liberarsi di ambienti marginali e nostalgici. Ma certo se il gradimento dell’elettorato persiste nonostante la colossale campagna di discredito di cui lei è stata oggetto bisogna farsi delle domande: la sinistra ha cavalcato un fantasma, quello del fascismo, che semplicemente agli elettori non interessa. Le paure del mondo politico-mediatico non sono le stesse dell’elettorato e quindi bisognerà discuterne.