L’intervista. Colombo: Formigli fa giornalismo fazioso. Una Mussolini non festeggia il 25 aprile? Lo capisco

8 Ott 2021 17:09 - di Annalisa Terranova
Formigli

Andrea Colombo è un giornalista del Manifesto, di sinistra-sinistra, ma da tempo libero dai pregiudizi che ti inducono ad affibbiare etichette senza sapere, senza conoscere, senza approfondire. Colombo è curioso, e intellettualmente onesto. Uno spirito critico dentro il suo ambiente, dove certe retoriche sono dure a morire.  Per questo il suo parere sull’inchiesta di Fanpage e l’uso che Corrado Formigli ne ha fatto a Piazzapulita è di particolare interesse.

Visto Piazzapulita? Su Facebook hai scritto che ti vergogni di fare lo stesso mestiere di Formigli…

Devo dire che non mi piace questo tipo di giornalismo. Il giornalismo può essere partigiano o fazioso. Quello è un giornalismo fazioso, cioè prende parte facendo finta di non farlo. Mentre si può e si deve prendere parte. Ma a me piace che lo si faccia a viso aperto. Le puntate di Piazzapulita mi sono sembrate quel tipo di cose in cui tutta la coreografia è montata per arrivare a un obiettivo preciso. Cioè attaccare il nemico. Io non penso, attenzione, che una testata debba essere la di sopra delle parti, ma una cosa è prendere parte, un’altra cosa è la faziosità.

E’ una colpa candidare Rachele Mussolini? Sansonetti ha detto che Formigli vuole negarle i diritti civili, proprio come fecero i fascisti…

Guarda, io capisco la norma transitoria che vieta la ricostituzione del disciolto partito fascista. Capisco la legge Scelba, che poi era un massacratore di operai. Capisco anche la legge Mancino. Ma la richiesta di abiura secondo me non deve essere fatta a nessuno. Non si può dire a uno: devi dichiarare di essere una cosa diversa da quello che sei. Non è accettabile, anche se lo fai con le migliori intenzioni. Scivoli in una roba da Stato etico e io non sono d’accordo.

Quindi non ti disturbano le preferenze prese da Rachele Mussolini?

Ma ti pare pensabile che oggi, nel 2021, c’è più casino per Rachele di quello che c’è stato per Alessandra Mussolini quasi vent’anni fa? Ma una ha il cognome che ha e con quello si candida. Dobbiamo guardare a cosa fai non a chi sei. Dice: Rachele Mussolini non festeggia il 25 aprile. Ma forse, nella sua biografia personale, quella data che per noi rappresenta la Liberazione per lei rappresenta il giorno a ridosso del quale hanno ammazzato il nonno. Forse per questo non lo festeggia. Dobbiamo per forza entrare così nell’identità delle persone? Pretendere di impicciarci di tutto e non solo delle azioni? Impicciamoci di ciò che uno fa non di ciò che uno è. Io vedo questa tendenza verso quello che Pannella chiamava “antifascismo etnico”.  Non siamo avversari ma popoli divisi, separati, quasi per un fatto di sangue. C’è un impazzimento identitario.

Quali sono le conseguenze?

Be’ le campagne antifasciste di questo tenore ridanno fiato e spessore alla destra radicale e queste inchieste di cui parliamo contribuiranno a gonfiare i consensi per Fratelli d’Italia. Prendiamo la legge Mancino: fu fatta nel 1993 per il pericolo dei naziskin. Ma erano quattro gatti ridicoli. Da allora queste cose sono dilagate, anche se parlare di fascismo in merito a questi fenomeni è sbagliato, come insegna lo storico Emilio Gentile. Questo tipo di antifascismo, alla Formigli, contribuisce a fare forza al brand del fascismo. Quindi: tu sei animato dalle migliori intenzioni, sei in buona fede, ma le tue campagne antifasciste sono in fin dei conti controproducenti. E poi io non credo che sia una coincidenza il fatto che a due giorni dal voto esce l’inchiestona sulla lobby nera.

 

 

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