Mascherine agli studenti, i presidi: «Quelle che ci mandano sono scomode e puzzano»

1 Ott 2021 11:49 - di Prisca Righetti
mascherine studenti

Mascherine agli studenti, i presidi disperati chiedono lo stop alle forniture di Stato: non vanno bene e smaltirle è diventato un problema. Continuano ad arrivare a profusione, ma docenti e studenti le rifiutano: «Puzzano », «sono scomode », «non aderiscono al volto», sostengono all’unisono e riferisce oggi la Repubblica in un servizio dedicato alla questione che sta tenendo banco nei corridoi. Nelle aule e, soprattutto, negli scantinati e in cassetti e armadietti degli istituti, letteralmente invasi dagli scatoloni.

Mascherine agli studenti, presidi disperati: non sappiamo più dove metterle

Gli studenti, insomma, sul fronte dpi hanno adottato da tempo il “fai da te”: le mascherine che arrivano dalla struttura commissariale da settembre 2020 dilagano negli androni, ma gli alunni le usano praticamente poco e niente. In giacenza tra le tante, sottolinea la Repubblica, persino quelle «del primo modello dell’ex commissario straordinario Domenico Arcuri: i cosiddetti ” pannolini” di colore bianco. E con le fettucce o gli elastici a nastro. Oggetto di proteste lo scorso anno perché risultavano troppo larghe e dalla scarsa aderenza al viso. Specialmente su quello dei bimbi dei primi anni delle elementari»… E così, colli, pacchi e pacchetti in dotazione finiscono a fare polvere, accatastati dove si può. Qualche istituto sostiene addirittura che nei depositi, ormai gremiti, sono ammassati nei depositi ancora quelle elargite lo scorso anno. Insomma: con tutta questa manna di mascherine che piovono dalle casse dello Stato, le scuole non sanno proprio cosa farci. E così i presidi, in preda a una crisi di nervi, chiedono lo stop dell’invio di nuove forniture, almeno fino alla fine dell’anno.

Mascherine agli studenti, gli scatoloni in giacenza invadono le scuole: basta forniture di Stato

Dallo scorso anno scolastico, con l’eccezione della stagione estiva, gli invii sono stati continui. Con una ovvia impennata di ulteriori consegne dal 13 settembre in poi. Data in cui i recapiti di chirurgiche sono ripresi con nuovo slancio. Anche troppo. E allora: «Dal 13 settembre ci sono arrivate 15000 mascherine da adulto e 7mila da bambino – spiega, per esempio, Piera Guglielmi, preside del Viscontino. E riferisce Repubblica –. Di pessima qualità e soprattutto inutilizzabili perché scomode. È uno spreco di denaro, una vergogna. Ne stanno arrivando moltissime e non riusciamo a smaltirle». Dal centro alle scuole appena fuori Roma, il problema non cambia. «In quattro giorni hanno consegnato oltre 50 colli di mascherine. Non c’è più posto», lamentano anche Cristina Costarelli e Mario Rusconi dell’Associazione nazionale presidi del Lazio. I quali hanno «ancora all’incirca 400 scatoloni della gestione Arcuri e nessuno vuole queste chirurgiche che si continuano a consegnare. È necessario ragionare su uno stop alle forniture».

Figliuolo lancia la mail dedicata in cui segnalare le richieste: di invio o di sospensione

E così, per regolamentare la situazione e porre un argine agli scatoloni che sommergono le scuole sature fino all’impossibile. Dopo lagnanze e sos arrivate un po’ dal tutto il Belpaese, il commissario Figliuolo ha deciso di aprire una mail dedicata ( fabbisognocovid@ covid19. difesa. it) in cui segnalare la necessità del momento: richieste e, soprattutto: sospensioni. Perché ora il problema a scuola non sembra essere tanto quell’affollamento delle classi. Ma quello degli scatoloni di mascherine in giacenza, da custodire e smistare…

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