Merkel ultimo atto: visita a Erdogan per parlare di migranti. Ma la “sua” Ue è ormai una polveriera
Mentre in patria fervono le trattative che dovrebbero (il condizionale è d’obbligo anche per la politica tedesca) portare ad un governo Spd-Verdi-Liberali, Angela Merkel volerà oggi a Istanbul. Vedrà il presidente Recep Tayyip Erdogan nel quadro della sua ultima visita nel paese in qualità di cancelliera. Ma non per questo sarà una visita di routine. Non sarà insomma una semplice cerimonia di saluto. Il programma prevede infatti molti temi all’ordine del giorno. Del resto, da sempre i rapporti tra Germania e Turchia sono particolarmente intensi. È dunque probabile che i colloqui tra la Merkel ed Erdogan spazieranno dallo stato delle relazioni bilaterali a questioni meno ordinarie.
Angela Merkel è a Istanbul
A cominciare dall’annunciato «scambio di vedute sul processo di avvicinamento della Turchia all’Ue a questioni di interesse regionale ed internazionale». Ad annunciare questo specifico argomento all’interno dei temi che i due leader tratteranno nel faccia a faccia, il ministero degli Esteri turco. Altri temi potenzialmente discussi saranno la questione dei migranti, i diritti umani e il ruolo della Turchia nella Nato. Un’agenda, come si vede, molto fitta. E che dà l’idea di come la Merkel non voglia lasciare in sospeso alcun dossier. Lo dimostra lo zelo con cui, ancora in queste ore, sta cercando una mediazione tra i nuovi blocchi in via di consolidamento all’interno della Ue: quello dell’Est e quello dell’Ovest. A preoccupare la cancelliera è soprattutto il primo.
Nella Ue si fronteggiano Est e Ovest
La recente sentenza della Corte Costituzionale polacca che ha riaffermato la primazia della legge nazionale su quella comunitaria può scardinare l’intera Unione. Lo conferma il micidiale botta e risposta di ieri tra il premier sloveno Jansa (presidente di turno dell’Ue) e il suo collega olandese Rutte. Per tacere delle inquietudini dell’ungherese Viktor Orban e della richiesta di innalzare un muro anti-immigrati sottoscritta da 12 governi Ue, compreso quello socialista della Danimarca. Uno sfilacciamento pericoloso, per venire a capo del quale la Merkel confida solo nella mediazione. Vedremo. La sua era sta per tramontare. E nella eredità che lascia c’è anche questa Ue che oggi si regge soprattutto sul ricatto delle nazioni più ricche su quelle più povere.