No antifascismo no Paradiso. L’assurda storia di padre Chiti, che non è santo perché aderì alla Rsi
“Scherza con i fanti e lascia stare i santi“. Già, ma che succede se il fante poi diventa santo? Bella domanda. Ma è ancor più difficile rispondere a cosa si fa quando il fante si trova nella sala d’attesa del Paradiso nonostante abbia concluso il processo di beatificazione. Ecco, come agire in questa fase salmastra? L’interrogativo sorge spontaneo dopo che dalle colonne de La Verità Marcello Veneziani ha rinverdito la leggenda di padre Chiti, l’uomo che si svestì della divisa di granatiere per indossare il saio di frate cappuccino. Nel tratteggiarne il profilo, Veneziani ne ha ricordato anche l’adesione alla Rsi, ma come mero dato afferente alla biografia del «santo generale».
Lo scoop di Marcello Veneziani
Tuttavia, non tutti i membri dell’Associazione nazionale allievi di padre Chiti hanno gradito l’accostamento, ancorché indiscutibile sotto il profilo storico. Il motivo lo ha esplicitato nero su bianco in una lettera allo stesso Veneziani a firma del segretario Agostino Cascelli. «Cosa molto importante che ha sempre creato molti problemi alla causa di beatificazione di padre Chiti – vi si legge – è il continuo sottolineare la sua adesione alla Rsi (…)». Ammette, in pratica, che non diventa santo perché fante dalla parte sbagliata. Ma perché padre Chiti aderì alla Repubblica di Mussolini? «Non fu per convinzioni politiche – si è affettato a precisare Cascelli – ma perché in quel momento era l’unica rappresentanza della Patria che rispettava». In poche parole, “per l’onore d’Italia“, come si diceva allora e come pensava la stragrande maggioranza degli arruolati nell’esercito della Rsi.
Padre Chiti aderì a Salò per patriottismo
«Questo avvicinamento di padre Chiti alla Repubblica di Salò – ha ammesso il segretario dell’Associazione – ha spesso rallentato e compromesso la sua proclamazione a santo». Eppure la meriterebbe, dal momento che mise più volte a repentaglio la propria vita per salvare quella di molti partigiani e per evitare la morte a una famiglia di ebrei. Del resto, il processo di beatificazione si è concluso. Manca l’onore dell’altare, ancora offuscato da quell’onore di soldato della parte sbagliato che al momento sembra prevalere. «Per entrare in Paradiso occorre la tessera dell’Anpi?», ha chiesto Veneziani con sdegnata ironia. Già, una mancata beatificazione per carenza di titoli resistenzialistici non si era mai vista né sentita. Sembra uno scherzo, e forse lo è, quantunque anche con i quasi-santi ex-fanti non si potrebbe, né si dovrebbe.