Repubblicano che votò l’impeachment di Trump lascia. L’ex presidente: “Fuori un altro traditore”
La decisione di Adam Kinzinger, il deputato repubblicano, uno dei pochi che hanno preso posizione contro Donald Trump, di non ricandidarsi per il settimo mandato alla Camera è una nuova vittoria dell’ex presidente e la conferma del suo solido controllo del partito.
Il repubblicano dell’Illinois faceva parte del gruppo di 10 deputati che, guidati da Liz Cheney, hanno votato per l’impeachment di Trump per l’assalto al Congresso, una posizione confermata con la sua partecipazione, unico repubblicano insieme alla figlia dell’ex vice presidente, alla commissione d’inchiesta sui fatti del 6 gennaio.
Kizinger, il deputato repubblicano che votò contro Trump
Contro questa fronda repubblicana Trump da mesi ha messo in campo massicce forze, promettendo di far perdere a tutti loro il seggio nelle prossime primarie. Kinzinger è il secondo del gruppo ad annunciare il ritiro dalla politica, dopo Anthony Gonzalez, deputato dell’Ohio che come il collega dell’Illinois, e soprattutto Cheney, che era la numero 3 della leadership repubblicana alla Camera prima di essere estromessa, era considerato una stella in ascesa nel firmamento del Gop.
Gli strateghi repubblicani si aspettano altre rinunce nei prossimi mesi: «Alcuni di loro faranno delle candidature senza speranza, ma quelli di loro che hanno gli occhi aperti sanno che per loro è finita», affermano sottolineando che ormai questi deputati «non hanno più il sostegno dei colleghi e sono praticamente considerati fuori dal gruppo repubblicano”. Trump non ha mancato di gioire per la notizia: “due giù, ancora 8 da far cadere”, ha affermato in una dichiarazione, mentre dal suo entourage si parla di «enorme vittoria di Trump: tra quelli che hanno votato l’impeachment i più importanti erano Gonzalez, Cheney e Kinzinger, e due di loro sono fuori gioco».
Trump non consegna i suoi appunti alla commissione d’inchiesta sulla rivolta del 6 gennaio
Continua intanto i lavori, la commissione d’inchiesta per l’assalto al Congresso del 6 gennaio. Ci sono copie dell’agenda del presidente, bozze di discorsi di campagne elettorali, registri delle telefonate, appunti ed anche note scritte a mano tra i 750 documenti della sua amministrazione che Donald Trump sta cercando di impedire che vengano consegnate dagli archivi nazionali alla commissione d’inchiesta. È quanto emerge da documento depositato oggi dai National Archives nel tribunale dove l’ex presidente ha presentato il ricorso per bloccare la consegna dei documenti alla commissione d’inchiesta. In particolare tra i documenti della sua amministrazione che Trump non vuole che vengano consegnati ci sono centinaia di appunti dell’ex portavoce della Casa Bianca, Kayleigh McEnany, “in cui vi erano tutti i punti chiave e le dichiarazioni collegate alle elezioni del 2020” di cui l’ex presidente ha contestato fino alla fine la validità dei risultati. L’assalto al Congresso ha visto come protagonisti dei sostenitori di Trump che volevano impedire la certificazione della vittoria di Joe Biden.