Squid game: è allarme emulazione tra i bambini. Pugni e schiaffi per punire chi sbaglia i giochi
È scoppiato l’allarme nelle scuole elementari del Belgio, dove si sono verificati i casi di violenza, di bambini che hanno emulato i protagonisti della serie tv Squid Game.
La serie televisiva sudcoreana è diventata in un mese la più vista nella storia di Netflix. Nove puntate che raccontano la storia di un gruppo di persone che rischiano la vita in un mortale gioco di sopravvivenza per ottenere un montepremi milionario.
Dal Belgio è arrivata la denuncia da parte di una madre di violenze subite dalla figlia dopo aver perso al gioco “1, 2, 3 stella”. “Tutti i perdenti sono stati schiaffeggiati” ha detto la donna ai microfoni di Rtl-Info. Una punizione che la figlia di 7 anni non aveva capito, ma che è stato facile da ricollegare alla serie tv. I responsabili degli istituti scolastici belgi hanno assicurato di voler fermare “un modo di giocare pericoloso”, oltre ad annunciare sanzioni per i bambini che proseguiranno a giocare in maniera violenta.
Squid game, le critiche dalla Corea del Nord: “Emblema del capitalismo corrotto”
La fiction coreana ha raggiunto 111 milioni di telespettatori nei primi 28 giorni di programmazione, scalzando dalla vetta “Bridgerton”, che ne aveva ottenuti 82 milioni. Un risultato che dimostra come l’obiettivo del gigante dello streaming di realizzare spettacoli più internazionali sia stato un enorme successo. Minyoung Kim, Vice President Content di Netflix Corea ha dichiarato alla Cnn che Squid Game “è andata ben oltre i nostri sogni più ottimistici”.
Nella serie, partecipano centinaia di disperati indebitati, tormentati da creditori che li minacciano, che accettano di partecipare a dei misteriosi giochi con un premio miliardario in cui chi perde muore. “Squid Game” è stata presa di mira dalla macchina di propaganda della Corea del Nord come un esempio della “natura bestiale della società capitalistica sudcoreana”. In un post pubblicato da un sito di informazione di Pyongyang, la serie viene interpretata come una metafora “della società iniqua dove il forte sfrutta il debole” e “dove l’umanità è alienata dalla competizione portata all’estremo”.