Un docufilm sull’Accademia della Crusca: l’importanza della lingua italiana e la sua evoluzione
L’Accademia della Crusca, secolare istituzione fiorentina, si racconta in un docufilm tra scene di fiction e interviste a personaggi illustri del panorama culturale italiano.
Il docufilm “la fabbrica dell’italiano”
Si sono da poco concluse infatti le riprese de “La Fabbrica dell’Italiano“, il primo docufilm sull’Accademia della Crusca, un vero e proprio viaggio alla scoperta della nostra lingua. Il film, in uscita a novembre, della durata di circa 55 minuti, ripercorre la storia della Crusca dalle sue origini nel Cinquecento a oggi, grazie anche a scene di fiction ad opera della Compagnia della Seggiole di Fabio Baronti, approfondimenti e interviste a personaggi del nostro panorama culturale, artistico e accademico: lo storico Alessandro Barbero, l’attrice Monica Guerritore, il presidente dell’Accademia della Crusca Claudio Marazzini, i presidenti onorari Francesco Sabatini e Nicoletta Maraschio, e Marco Biffi dell’Università di Firenze.
I giovani attori della scuola Orazio Costa
Il docufilm, voluto dall’Accademia della Crusca, e realizzato dalla società di produzione fiorentina Berta Film, è stato realizzato grazie al sostegno della Fondazione Cr Firenze, di Unicoop Firenze e dell’Associazione Amici dell’Accademia della Crusca, in collaborazione con Toscana Film Commission e la Fondazione Teatro della Toscana grazie alla presenza in veste di narratori de ‘I Nuovi’, associazione di giovani attori formati alla Scuola per attori ‘Orazio Costa’ del Teatro della Pergola di Firenze.
L’Accademia è sorta nel 1582
L’Accademia della Crusca è sorta a Firenze tra il 1582 e il 1583, per iniziativa di cinque letterati fiorentini (Giovan Battista Deti, Anton Francesco Grazzini, Bernardo Canigiani, Bernardo Zanchini, Bastiano de’ Rossi) ai quali si aggiunse subito Lionardo Salviati, ideatore di un vero programma culturale e di codificazione della lingua. Dalle loro animate riunioni, chiamate scherzosamente “cruscate”, derivò il nome di “Accademia della Crusca”, poi reinterpretato in riferimento alla separazione tra crusca e farina, metafora per significare il lavoro di ripulitura della lingua. L’istituzione assunse come proprio motto un verso del Petrarca – “il più bel fior ne coglie” – e adottò una ricca simbologia tutta riferita al grano e al pane.