Agamennone sadomaso, non c’è pace per i classici: l’opera di Eschilo riletta e stravolta
Agamennone, re di Argo, capo supremo della spedizone degli Achei a Troia è una grande metafora del potere. Rivisitato in tante tragedie dall’Orestea di Eschilo fino all’età moderna. La lettura del personaggio in chiave sadomaso da parte del regista e coreografo Enzo Cosimi suscita grandi perplessità. La stessa autrice della recensione sul Corriere della Sera, Valeria Crippa, è abbastanza sconcertata. Si passa con disinvoltura dalla cultura della cancellazione dei classici in quanto omofobi e sessisti allo stravolgimento totale. Non c’è pace per i testi del passato e e neanche per il povero Agamennone. «Mi considero un isolato di lusso nel mondo della danza, perché non ho mai avuto un rapporto con il potere, pur essendo riuscito a fare cose importanti. Vent’ anni fa lo vivevo male, oggi non mi tocca più. Perciò mi avvicino con disincanto alle dinamiche di potere: che nel mio “Agamennone” leggo in chiave di metafora attraverso i moduli teorici della pratica sado-masochista». È quanto afferma Enzo Cosimi con grande autostima a proposito della sua rilettura del testo di Eschilo, in arrivo al Teatro Franco Parenti a Milano lunedì prossimo.
Agamennone stravolto, da Eschilo al Marchese de Sade
Lo spettacolo di Cosimi, dal titolo «Glitter in my tears- Agamennone» è solo il primo capitolo del suo nuovo progetto «Orestea-Trilogia della vendetta». Ne vedremo delle belle con le «Coefore Rock & Roll» e con «Le Eumenidi», ancora in lavorazione. “La drammaturgia – scrive l’autrice della recensione (la pièce ha già debuttato in passato) accosta vari materiali: il testo di Eschilo, racconti intimi ed esistenziali dei tre danzatori (Alice Raffaelli, Giulio Santolini, Matteo De Blasio); brani di Giulia Roncati, “poetessa sconosciuta e mai pubblicata, saggi sulle pratiche sadomasochiste. Nulla a che fare con il Marchese de Sade, piuttosto con l’attivista e intellettuale P-Orridge, autore del testo «La sadica perfetta».
Agamennone: i danzatori attori recitano in maglieria intima
I tre attori-danzatori -rispettivamente Clitennestra, Agamennone ed Egisto- entrano in scena uno alla volta, mentre la loro voce fuori campo li descrive, come leggendo il testo di un annuncio di incontri sessuali; specificando come e perché infliggere e subire violenza generi piacere, portando esempi di turpi fantasie. Lo spettatore li osserva percorrere lo spazio vuoto, vestiti solo di biancheria intima. “I tre si fronteggiano muti, si annusano a vicenda con movimenti lenti e metodici. Leggendo da una cartellina (nera anch’essa), Alice Raffaelli si rivolge direttamente al pubblico per illustrare le “regole” della pratica sadomasochista; mentre gli altri due traducono le indicazioni in schematiche progressioni fisiche. Pur se a volte sdraiati al suolo e intrecciati in pose che richiamano l’amplesso”: è la descrizione che ne fa il sito online Teatroecritica.
«Il tema della vendetta», prosegue Cosimi nell’intervista al Corriere, «è un nodo centrale non solo della classicità, ma anche dell’attualità. I personaggi della tragedia sono senza tempo: oggi per me la figura dell’eroe si è sfaldata e si staglia in un paesaggio astratto e rarefatto». Che vuole dire? E soprattutto che c’entra con l’eroe della tragedia di Eschilo?