Arancia meccanica nella villa del petroliere Miotto: si segue la pista dei rapinatori albanesi

16 Nov 2021 17:09 - di Vittorio Giovenale
Giancarlo Miotto

Arancia meccanica a Treviso, nella villa del petroliere Giancarlo Miotto, 79 anni, preso in ostaggio con la moglie Irina, medico 51enne, e la loro bimba di 7 anni.

Come riporta il Corriere del Veneto, la rapina è avvenuta domenica sera. Avrebbe fruttato ai banditi un bottino che si aggira attorno al milione di euro. I quattro banditi hanno minacciato con due pistole e derubati del denaro, preziosi, oro e orologi di pregio che erano custoditi in una cassaforte e nel caveau della villa. Miotto non era armato e non ha quindi reagito in alcun modo.

Minacciata di morte la figlia di 7 anni

Le indagini sono affidate ai carabinieri di Treviso che hanno acquisito i filmati delle telecamere di videosorveglianza presenti all’interno della villa. «Hanno preso mia moglie, con forza e violenza. Nel frattempo due sono corsi dove si trovavano la bambina con la tata e le hanno spostate nell’ingresso. Lì c’ero io, sul divano della saletta della televisione». «Hanno minacciato a morte anche la bambina se non dicevamo tutto. Volevano la luna nel pozzo, temevano che nascondessimo qualcosa». Alla piccola che chiedeva al padre “perchè minacciano la mamma”, uno dei banditi l’avrebbe addirittura minacciata dicendo: “stai zitta sennò ti sistemo io”». Miotto riferisce che secondo una delle sue domestiche «erano albanesi perché parlavano tra loro così. Parlavano in un italiano con un accento dell’Est.

Chi è Giancarlo Miotto: petroliere che ha fornito anche l’America’s Cup

Nel 2015, i rapinatori avevano già assalito villa Miotto era già stata colpita dai rapinatori ma all’epoca il bottino fu molto modesto (qualche migliaio di euro): la moglie riuscì a mettere in fuga i malviventi attivando il sistema d’allarme. 

Miotto è stato per molti anni alla guida della Miotto Generale Petroli, società specializzata nell’intermediazione di prodotti petroliferi finita in liquidazione nel 2017 a causa di almeno 50 milioni di euro di debiti. Negli anni d’oro, l’azienda era stata fornitrice anche dell’America’s Cup.

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