Bankitalia affossa il reddito di cittadinanza: i “paletti” di Draghi inapplicabili e insufficienti
A bocciare il reddito di cittadinanza si leva ora anche la voce di Bankitalia, che critica nel profondo anche altri aspetti della manovra varata dal cosiddetto “governo dei migliori”. Tante le zone d’ombra. Neanche le modifiche al sussidio grillino apportate dal premier Draghi (che lo ha rifinanziato) basterebbero a rendere la misura efficace. Non stanerà i furbetti e non farà correre i titolari dell’assegno verso un posto di lavoro. In una parola, non servirà a niente. A dirlo chiaro e tondo è “uno dei vecchi amici di Mario Draghi e Daniele Franco. Già, perché a criticare le modifiche al sussidio è stato Fabrizio Balassone, capo del Servizio struttura economica della Banca d’Italia”, fa notare Libero l’ex vicinanza tra gli attori in campo.
Bankitalia sul reddito di cittadinanza: difficile applicabilità delle nuove norme
Balassone davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, ha spiegato che «l’efficacia degli interventi andrà verificata», perché presuppongono «una forte capacità di intermediazione da parte dei centri per l’impiego». E le nuove norme riguardano in alcuni casi aspetti di «difficile applicabilità, come ad esempio la definizione di congruità di una proposta di impiego». Per il capo del Servizio struttura economica della Banca d’Italia meglio sarebbe stato, “anche considerato che le risorse piazzate sul reddito non sono poche, mettere in campo «meccanismi di incentivo più semplici: come una progressiva decurtazione dell’assegno, indipendentemente dal rifiuto di un’offerta». Molte voci si erano levate contro il rifinanziamento di un miliardo (portando la cifra complessiva delle risorse annue dagli iniziali 7 miliardi a circa 9 miliardi) della misura.
Sul fronte politico Giorgia Meloni ha dato sempre battaglia, guidando l’unico partito che si è sempre opposto al reddito di cittadinanza.
Reddito di cittadinanza, Draghi “generoso” con i grillini
Sul fronte più tecnico, anche il giuslavorista Pietro Ichino si era espresso affermando che i “paletti” correttivi al sussidio non produrranno alcun cambiamento sulle politiche attive per il lavoro. Ora, però “fa colpo” constatare che la critica arrivi da Bankitalia, “proprio dall’istituzione di cui Draghi fu governatore e Franco direttore generale. “Anche perché i tecnici di Bankitalia vanno a toccare un nervo scoperto (e politico) della legge di bilancio: smascherando di fatto la generosità di Draghi e del suo fidato ministro nei confronti di una misura che sostanzialmente sta veramente a cuore solo ai Cinquestelle. Forza di maggioranza relativa del parlamento essenziale non solo per la tenuta della maggioranza ma anche per la corsa al Quirinale”.
Bankitalia bacchetta il governo sull’intero impianto della manovra
Non solo reddito di cittadinanza. I tecnici di Via Nazionale guidati da Ignazio Visco hanno evidenziato non poche criticità nella manovra. Dai bonus edilizi («utili, ma troppo costosi») agli aiuti alle imprese: «va evitato il rischio di disperdere risorse su imprese che non sono in grado» di sopravvivere ai cambiamenti. C’è poi il fatto che tutto l’impianto “tiene in scarsa considerazione un piano «credibile» di rientro dal debito. I toni sono soft ma i rilievi sono precisi: “la sensazione complessiva è di una sostanziale delusione nei confronti della prima manovra di SuperMario”.
Legnate sul fisco
Sul fisco Bankitalia è particolarmente dura. Gli interventi sulle tasse «non possono essere sempre in disavanzo, non è possibile, non è sostenibile». Anche nel merito, poi, ci sono degli appunti. “I tagli all’Irap si possono fare, ha spiegato Balassone, purché si trovino coperture alternative al finanziamento del Servizio sanitario: «specie in quelle Regioni dove la gestione è in disavanzo». Per quanto riguarda l’Irpef, «l’obiettivo di ridurre il cuneo fiscale sui lavoratori dipendenti sarebbe più efficacemente raggiungibile con la revisione di detrazioni e trattamento integrativo; piuttosto che con la sola riduzione delle aliquote». Insomma, una critica globale. Il ministro Franco “sta gestendo, non senza fatica, il tavolo con i partiti sulla destinazione degli 8 miliardi a disposizione. La trattativa, – commenta Libero- dopo tre riunioni di tre ore ciascuna, ripartirà domani senza un accordo a portata di mano”.