Bataclan, l’attentatore della porta accanto: “ero un bravo ragazzo, fumavo canne, ballavo, giocavo al casinò”
Prima della sua radicalizzazione nel 2014,il terrorista Salah Abdelsam, unico sopravvissuto all’attentato del Bataclan, andava in discoteca “di tanto in tanto per divertirsi”, ma non ballava, fumava cannabis, ma “solo per hobby”, giocava al casinò.
È la normalità del tragico quella che racconta ai magistrati francesi che lo devono giudicare per la strage del Bataclan, Salah Abdelsam, ripercorrendo la sua vita precedente, quando le sue future vittime erano ancora vive, sognavano un futuro e neanche lontanamente immaginavano che i loro destini si stavano per incrociare, che sul sentiero della loro vita avrebbero incontrato lui e i suoi amici terroristi islamici.
Vivere secondo i valori dell’Occidente equivale a ”vivere da libertino” dice convintamente Abdelsam. E spiega così il perché della sua decisione di ”rinunciare al progetto di avere una famiglia e dei figli” per un obiettivo più ampio, ”il progetto per il quale oggi sono criticato”. Uccidere in nome della religione.
Nato e cresciuto in Belgio, ”imbevuto di valori occidentali’‘, Abdelsam in Tribunale racconta di trascorrere le sue giornate in cella leggendo, ma di aver smesso di giocare a scacchi – che pure gli piaceva – perché “è proibito dall’Islam“.
E quando viene interrogato sulla sua definizione dei valori occidentali, specifica che si tratta di ”vivere da libertino, vivere senza preoccuparsi di Dio, fare ciò che si vuole, mangiare ciò che si vuole, bere ciò che si vuole”.
Prima della sua radicalizzazione nel 2014, Salah Abdeslam andava in una discoteca “di tanto in tanto per divertirsi“, ma non ballava. “Non ero un bravo ballerino”, spiega ai giudici, giocava al casinò ”’ma non era dipendente” dal gioco.
Dice di non essere stato “un consumatore di cannabis, solo per hobby, una canna ogni tanto nei fine settimana“. Si definisce ”un bravo studente, ero amato dai miei insegnanti”.