Epidemia di bronchiolite in Italia, altri due neonati morti. Ecco i sintomi e le differenze con il Covid

9 Nov 2021 10:34 - di Monica Pucci

La morte di due neonati, a Castellammare di Stabia e a La Spezia, ha rialzato il livello di allarme bronchiolite in tutta Italia, già scattato a ottobre agli albori della quarta ondata del Covid: “L’intero territorio nazionale sta vivendo una vera e propria epidemia di virus respiratorio sinciziale e l’ospedale San Leonardo, ad esempio, è ormai saturo di ricoveri di bambini piccoli. Nel reparto di neonatologia ci sono 5 pazienti”, scrive oggi Open, il quotidiano diretto da Enrico Mentana. Per il virus respiratorio sinciziale al momento non esistono cure ma solo terapie di supporto e i contagi iniziano a far paura come il Covid, anche se relativamente ai bambini più piccoli.

La bronchiolite che allarma l’Italia come il Covid

“Le terapie intensive ormai sono sempre più affollate di neonati con bronchioliti e polmoniti causate appunto da questa infezione”, scrive l‘Adnkronos. Per Fabio Midulla, presidente della Società italiana per le malattie respiratorie infantili, che è anche professore ordinario di Pediatria all’università Sapienza e responsabile del Pronto soccorso pediatrico del Policlinico Umberto I di Roma, intervistato da Adnkronos, il virus, «se contratto nei primi mesi di vita del bambino provoca forme di bronchiolite gravi, con manifestazioni cliniche nelle basse vie respiratorie, mentre nei bambini più grandi e negli adulti si risolve con sintomi lievi, come rinofaringite, febbre o tosse. Ma i neonati sono spesso protetti dagli anticorpi materni che si ‘trasmettono’ attraverso la placenta. Questa volta però non è stato così e l’epidemia che solitamente arriva a dicembre-gennaio è scoppiata con due mesi di anticipo».

Nessun vaccino, ecco come riconoscerla

Al momento non esiste un vaccino specifico contro la bronchiolite, a differenza del Covid. La bronchiolite colpisce tipicamente i bambini di età inferiore a di 24 mesi ed è più frequente nei lattanti di meno di 6 mesi. Nel corso del primo anno di vita, la bronchiolite colpisce circa 11 bambini su 100; tuttavia, in occasione di alcune epidemie, questa proporzione è risultata notevolmente più alta. Gran parte dei casi accade fra novembre e aprile, con un picco di incidenza nei mesi di gennaio e febbraio.

I sintomi includono rinorrea, febbre, tosse, respiro sibilante e difficoltà respiratoria. La diagnosi si basa sui sintomi e sull’esame obiettivo. La maggior parte dei bambini guarisce a casa nel giro di pochi giorni ma alcuni devono essere ricoverati.

Quando si arriva a dare l’ossigeno

Il trattamento è primariamente di supporto al bambino durante il decorso della malattia, sotto forma di liquidi e occasionalmente ossigeno. Le vie aeree ricordano un albero rovesciato. Il tronco è la trachea, che si suddivide in grandi vie aeree chiamate bronchi. I bronchi si ramificano a loro volta in molteplici vie aeree di dimensioni inferiori, terminanti in quelle che sono le più piccole in assoluto, chiamate bronchioli. I bronchioli hanno un diametro di anche solo mezzo millimetro. Le loro pareti possiedono un sottile strato circolare di muscolo liscio che può rilassarsi o contrarsi, variandone le dimensioni. La bronchiolite è prevalentemente causata dal  Virus respiratorio sinciziale, dal virus del raffreddore comune (rhinovirus) e dall’influenza. L’infezione è più comune o grave nei lattanti di madri fumatrici, specie se hanno fumato in gravidanza. L’infezione sembra essere meno diffusa nei neonati allattati al seno. I genitori e i fratelli maggiori possono contrarre il virus, ma nel loro caso questo si esprime solo con un leggero raffreddore.

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