Ciro Grillo diserta l’udienza preliminare. Spuntano nuove intercettazioni “inedite e rilevanti”

5 Nov 2021 13:49 - di Lorenza Mariani
Ciro Grillo

L’udienza preliminare del caso che coinvolge Ciro Grillo davanti al gup del Tribunale di Tempio Pausania, Caterina Interlandi, è stata un’udienza lampo. Sia il Procuratore Gregorio Capasso che le parti civili e alcune difese hanno chiesto la trascrizione di alcune intercettazioni che ancora non erano stato trascritte negli atti a disposizione delle parti. E a quel punto la gup ha deciso di dare ulteriori giorni per potere trascrivere le intercettazioni sia ambientali che telefoniche. La difesa degli imputati ha chiesto di volere attendere le trascrizioni per poter proseguire. E quindi l’udienza preliminare, fissata in calendario per questa mattina, è stata rinviata al prossimo 26 novembre.

Ciro Grillo, udienza preliminare lampo: tutto rinviato al 26 novembre

Confermato, invece, quanto già preannunciato alla vigilia, gli imputati, accusati di stupro di gruppo nei confronti di una giovane italo-norvegese: Ciro Grillo, il figlio di Beppe, e i suoi tre amici, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria, hanno deciso di restare a Genova. E di lasciare la loro rappresentanza in aula ai loro legali: Enrico Grillo e Andrea Vernazza per Ciro. Ernesto Monteverde e Mariano Mameli per Edoardo Capitta. E Alessandro Vaccaro per Vittorio Lauria. Oltre a Gennaro Velle per Francesco Corsiglia.

Imputati assenti in aula: ma nelle carte entra la Ghb

Agli atti, da pochi giorni, c’è anche una consulenza medico legale da cui emerge il sospetto che la studentessa italo-norvegese sarebbe stata costretta ad assumere Ghb, la cosiddetta droga dello stupro. Un’ipotesi avanzata dal consulente, il professor Enrico Marinelli dell’Università La Sapienza, specialista in medicina legale, depositata dall’avvocato Giulia Bongiorno che difende la 21enne che ha denunciato il presunto stupro di gruppo. Che sarebbe avvenuto nel residence di Beppe Grillo a Cala di Volpe, in Costa Smeralda. Quella notte, siamo tra il 16 e il 17 luglio 2019, Silvia (la denunciante) era con un’amica, che però non è una testimone oculare perché quella nelle ore in cui si sarebbe consumata la violenza, dormiva sul divano. Ma anche, a quanto risulta dalle evidenze d’indagine, sarebbe stata a sua volta vittima di abusi perché mentre dormiva i giovani oggi la banco degli imputati le hanno scattato delle fotografie in atteggiamenti osceni, con parti del corpo immortalate sul suo viso.

Ecco cosa dice la consulenza del medico legale della giovane vittima

Dunque, la vera novità del processo al via, è rappresentata proprio dalla consulenza medico legale appena allegata e depositata. E, ancor di più, dal sospetto che adombra: ossia che la studentessa italo-norvegese sia stata costretta ad assumere Ghb, la cosiddetta droga dello stupro. Rispetto alla quale il consulente Marinelli ha spiegato chiaramente: «In linea puramente teorica – scrive l’esperto nella relazione di una ventina di pagine – non è possibile escludere» che la presunta vittima abbia assunto «cosiddette droghe da stupro. Prima o in associazione con l’alcol». Di più. Il professore le definisce sostanze «particolarmente insidiose» poiché sono «costituite da liquidi inodori e incolori. Facilmente mescolabili alle comuni bevande, anche non alcoliche, senza che la vittima se ne possa accorgere».

Una teoria che smonterebbe la tesi difensiva degli imputati del rapporto consenziente

Una teoria che smonterebbe l’ipotesi difensiva secondo cui per Ciro Grillo e i suoi amici il rapporto con la ragazza sarebbe stato «consenziente». Perché, spiega il professore, qualora la ragazza avesse assunto quella sostanza, non potrebbe «aver espresso un valido consenso al rapporto di gruppo». Oltretutto l’alcol «scemava grandemente la sua capacità decisionale. E annullava – prosegue Marinelli – la sua capacità di autodeterminazione». Pertanto la giovane, come poi sembra, avrebbe avuto un vuoto di memoria dopo il risveglio. «Un’amnesia senza la perdita di coscienza e la capacità di compiere azioni complesse: come conversare. Guidare. Avere rapporti sessuali. E perfino uccidere», dice il professore.

Le accuse sono pesanti

Dunque, il fulcro del dibattimento si basa tutto sul nodo da sciogliere e che contrappone diametralmente le posizioni e le teorie di accusa e difesa. I ragazzi hanno sempre sostenuto che quella notte, tra il 16 e il 17 luglio 2019, ci sarebbe sì stato sesso di gruppo «ma sempre consenziente», come hanno ribadito nei verbali. Non è dello stesso avviso la ragazza, in vacanza in Costa Smeralda, che ha sempre sostenuto, al contrario, di essere stata violentata. Più volte. Una denuncia arrivata una settimana dopo il presunto stupro di gruppo, al suo ritorno a Milano, dove vive con i genitori. Le accuse sono pesanti. I magistrati hanno ripercorso nella richiesta di rinvio a giudizio per i quattro giovani genovesi tutte le tappe della vicenda.

Il drammatico racconto della giovane italo-norvegese

Quelle drammaticamente scandite dal racconto della giovane. «Costretta ad avere rapporti sessuali in camera da letto e nel box del bagno». «Afferrata per la testa a bere mezza bottiglia di vodka» – con la legale della famiglia della ragazza che ipotizza che la droga dello stupro sia stata fatta bere in quel frangente -. E «costretta ad avere rapporti di gruppo» dai quattro giovani indagati che avrebbero «approfittato delle sue condizioni di inferiorità psicologica e fisica» di quel momento. Sono soltanto alcune delle accuse della Procura di Tempio Pausania (Sassari) a carico dei quattro ragazzi della Genova bene. Pagine su pagine di orrori raccontati dalla giovane studentessa italo-norvegese S.J, di appena 19 anni, che avrebbe subito, quel 17 luglio. A cui hanno cercato riscontro le indagini, chiuse per due volte: una prima volta a novembre. E una seconda volta a inizio maggio, dopo i nuovi interrogatori dei giovani.

Le tappe dell’inchiesta

Gli imputati: Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria, da parte loro negano tutte le accuse di violenza sessuale. A loro carico ci sarebbero anche alcune fotografie che i consulenti della Procura hanno trovato sui cellulari e qualche intercettazione. I magistrati, in oltre un anno e mezzo di indagini, hanno anche fatto messo sotto controllo i telefoni non solo dei ragazzi ma anche di altre persone, tra cui quello di Parvin Tadjik, madre di Ciro Grillo e moglie del comico genovese. La donna, sentita dai pm, ha sempre raccontato che quella sera dormiva nell’appartamento accanto a quello in cui si sarebbe consumata la violenza. Dicendo di non essersi accorta di niente.

E della vicenda giudiziaria

Lo scorso 20 novembre, dopo più di un anno dai fatti, la Procura, guidata da Gregorio Capasso, ha inviato la prima notifica alle difese mettendo a disposizione il materiale agli atti. I legali hanno chiesto una proroga per le memorie difensive perché il materiale è «enorme». Il procuratore Capasso e la sostituta Laura Bassani, hanno inserito nel fascicolo le immagini ritrovate nei telefoni che, secondo l’accusa, mostrerebbero gli abusi anche ai danni della seconda ragazza, che dormiva. Nella prima udienza, lo scorso luglio, la gup di Tempio Pausania Caterina Interlandi ha ammesso la costituzione di parte civile delle due ragazze. E si è ritirata in camera di consiglio per decidere su alcune questioni preliminari sollevate dalle parti coinvolte nella vicenda giudiziaria. Disponendo poi il rinvio al 5 novembre. E oggi si è ripartiti.

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