Conte vuol cambiare la Costituzione a tempo scaduto. La sua idea è solo un “vaffa” a Letta
È difficile fornire un’interpretazione univoca dell’intervista alla Stampa di Giuseppe Conte. La sua proposta di estendere anche alle «riforme istituzionali» il tavolo di confronto tra i leader vagheggiato da Enrico Letta sulla manovra finanziaria Somiglia più a un rilancio doloso che ad una convinta adesione. Almeno ce lo auguriamo per lui. Diversamente, saremmo autorizzati a credere che il capo dei grillini abbia riflettuto poco prima di parlare. Le riforme costituzionali richiederebbero infatti una quantità di tempo che oggi non è più nella disponibilità di questo scorcio di legislatura. O meglio, c’è solo in teoria, almeno alla luce dell’articolo 138.
Conte intervistato dalla Stampa
Quindi, di che cosa parla Conte? Del nulla, sotto il profilo del merito. Dice invece qualcosa sotto quello politico. Segnala, infatti e sempre che il dolo ci sia, l’indisponibilità a sedere al “tavolo” escogitato da Letta anche per far entrare di soppiatto anche il tema del Quirinale nella strana maggioranza che sostiene il governo. E anche oltre, vista l’adesione di Giorgia Meloni. Dopo il rifiuto di Mattarella di concedere il bis, il leader dem ha bisogno di recuperare una strategia per uscire dall’angolo. È anche per questo che sorprende la sortita di Conte. Perché ha scagliato la palla in tribuna? Guardando ai numeri dei Grandi elettori del Quirinale, si potrebbe pensare che l’ex-premier abbia voluto così sottolineare la centralità 5Stelle, tuttora primo gruppo del Parlamento.
Strategia incompatibile con quella del Pd
Ma sarebbe un azzardo basato su un dato ingannevole, dal momento che a questi numeri non corrisponde altrettanta forza politica. Del resto, se così non fosse, la regia della partita del Colle sarebbe già nelle sue mani. Più probabile che l’obiettivo di Conte consista nell’impedire ogni forma di contatto tra Pd e Italia Viva. È come se il capo grillino volesse tracciare il campo elettorale della sinistra escludendovi Renzi. Lo fa, ovviamente, in un ottica che ha poco a che fare con il Quirinale e molto con i futuri scenari elettorali. Ma per il Pd è un’ipotesi irricevibile. A decidere il destino politico di Letta – si sa – sarà la strategia che porterà all’elezione del nuovo presidente. Checché ne dica o ne pensi Conte.