Crosetto: Silvio al Quirinale sarebbe divertente, ma nel centrodestra lo schema è da cambiare
L’appuntamento con l’elezione del Capo dello Stato è sempre problematico per il centrodestra. Lo afferma Guido Crosetto che, in un’intervista a Libero, spiega anche il perché: “È un appuntamento che è stato sottovalutato e che è sempre problematico per il centrodestra”.
La contraerea comunicativa della sinistra
Un centrodestra “che non riesce mai a mettere in campo un candidato senza che da sinistra parta la contraerea comunicativa, attaccando etichette e riesumando stereotipi: vanno a ripescare frasi dette vent’anni prima in tutt’ altri contesti, con una capacità di sputtanamento magistrale. Un po’ come usa negli Usa, solo che qui da noi lo fanno solo i progressisti”.
Crosetto: la destra ha una capacità di fuoco ridotta
Certo, la destra potrebbe ricambiare gli avversari con la stessa moneta ma – avverte Crosetto – “ha una capacità di fuoco ridotta, visto che la sinistra è radicata in tutti i gangli vitali del Paese. Tribunali, scuola, alta burocrazia, dirigenti pubblici, cultura, comunicazione: l’85% della classe dirigente nazionale è composta da gente nella sfera della sinistra. Migliaia di persone».
«Se il centrodestra – dice ancora – questa volta che parte da 450 grandi elettori, si facesse marginalizzare nell’elezione del PdR, si suiciderebbe. Farebbe passare a molti la voglia di votarlo». Berlusconi al Quirinale Crosetto o vedrebbe benissimo. «Berlusconi al Quirinale alla fin fine non sarebbe un pericolo per lo status quo euroburocratico, ma sarebbe dirompente in termini positivi su alcuni fronti. E poi sarebbe divertentissimo».
Crosetto: nel centrodestra lo schema è da cambiare
Nel centrodestra, aggiunge Crosetto, lo schema è da cambiare: basta con le contrapposizioni personalistiche. «Bisogna costruire rapporti veri fra le persone che compongono i partiti, far crescere la collaborazione, far incontrare i gruppi dirigenti, avere un’idea di dove andare, cosa fare e con quali obiettivi. Poi si deve riuscire a trasmetterla agli elettori e tranquillizzarli. Non si governa un Paese solo con venti ministri e cinquanta sottosegretari bravi e preparati. Ma lo sanno benissimo». Non è sufficiente l’autorevolezza dei singoli leader, ma occorre “essere capaci di presentare una squadra e accreditarsi come coalizione: devono guadagnarsi una fiducia diffusa”.