Franco Nero compie 80 anni. Così parlò il nostro Clint Eastwood: “Il cinema italiano rovinato dalla politica”
«Qui è scomparsa l’industria cinematografica e tutto dipende dalla tv e dalla politica». Da questa frase, ripetuta in più interviste, si capisce perché Franco Nero, 80 anni il 23 novembre, in Italia sia meno amato (e rispettato) che nel resto del mondo.
Una leggenda del cinema, che vanta oltre 150 film per il grande schermo, quasi 50 tra sceneggiati e fiction per la tv con i maggiori registi d’Europa e del Nordamerica. Una leggenda che non si colloca nel carrozzone dei soliti noti. Ha sempre rifuggito i gruppettari, i firmatari di appelli, i girotondini, i paladini dei cinema occupati, gli “impegnati” in servizio permanente. Un divo da kolossal, da film di cassetta, idolatrato a Hollywood, ma un pesce fuor d’acqua rispetto alle produzioni nostrane in due camere e cucina, premiate ai festival e snobbate dal pubblico.
Franco Nero oltre a essere uno degli attori italiani più prolifici e più conosciuti al livello internazionale è un divo fuori dagli schemi, per alcuni il Clint Eastwood italiano, per altri un divo di un cinema che non esiste purtroppo più. «Senza offesa – ha detto in un’intervista al Giornale di qualche anno fa – ma l’Italia mi sta stretta. L’Italietta, Italiotta, Italiuccia. Io sto fuori, ho sposato un’attrice inglese, Vanessa Redgrave, recito in lingua inglese e senza superbia, ma ho una popolarità impressionante in mezzo mondo. In America e a Londra si respira un’aria diversa, non questo conformismo che c’è qua da noi».
Nato a San Prospero Parmense, frazione del comune di Parma, il 23 novembre 1941, figlio di un maresciallo dei Carabinieri originario di San Severo (in provincia di Foggia), Franco Nero, pseudonimo di Francesco Clemente Giuseppe Sparanero, si affermò già poco più che ventenne. I suoi occhi azzurri e la prestanza fisica lo aiutarono a bucare il video e dopo i primi ruoli nei primi anni ’60, nel 1966 arriva una doppia svolta: Sergio Corbucci lo vuole per ‘Django‘, destinato a diventare una pietra miliare del western all’italiana (tanto che Quentin Tarantino vorrà l’attore per un cameo in ‘Django Unchained’ del 2012), e John Huston lo sceglie per interpretare Abele nel kolossal ‘La Bibbia’.
Per Nero si aprono le porte del cinema internazionale ma anche delle migliori produzioni italiane. Un altro titolo fondamentale è ‘Camelot‘ dello statunitense Joshua Logan. Sul set di questo film infatti Nero incontra Vanessa Redgrave, con cui avrà una storia d’amore (destinata a rinnovarsi in tarda età con un matrimonio celebrato solo nel 2006) ma anche un grande sodalizio cinematografico, che li porterà a girare insieme una serie di film, a partire da ‘Un tranquillo posto di campagna’ diretto da Elio Petri nel 1968 e vincitore dell’Orso d’argento a Berlino nel 1969, che regalerà a Nero una nuova importante affermazione internazionale.
L’attore ha interpretato numerosi film appartenenti al filone del giallo politico italiano (Il giorno della civetta, 1968; Il delitto Matteotti, 1973; Marcia trionfale, 1976; ecc.). Tra i suoi film più celebrati ‘Querelle de Brest’ (1982) di Rainer Werner Fassbinder, ‘Il giovane Toscanini’ (1988) di Franco Zeffirelli, ‘Diceria dell’untore’ (1990) di Beppe Cino, ‘Fratelli e sorelle’ (1992) di Pupi Avati, ‘Jonathan degli orsi’ (1994) che ha anche sceneggiato e prodotto. Da Giuliano Montaldo a Luis Bunuel, da Carlo Lizzani a Tinto Brass, da Claude Chabrol a Marco Bellocchio, da Pappi Corsicato a Quentin Tarantino, Nero nell’arco di una carriera quasi sessantennale ha lavorato con i registi più importanti su generi e atmosfere molto diverse. L’attore ha avuto tre figli: Carlo Gabriel Nero, nato a Londra nel 1969 dall’unione con Vanessa Redgrave; Frank Sparanero o Frankie Nero nato nel 1983 ma riconosciuto molti anni dopo; Francesco “Franquito” Sparanero nel 1987, avuto da Mauricia Mena, una donna afrocolombiana che conobbe a Cartagena durante le riprese di un film.
Franco Nero negli anni scorsi è finito anche sulle cronache politiche. Nell’agosto 2011, molto prima che gli venisse assegnato il verdetto della Corte dei Cassazione sul Cavaliere, il giudice Antonio Esposito, presidente della sezione feriale della Suprema Corte, durante una cena si era sfogato con i commensali manifestando la sua antipatia per Berlusconi. A tavola c’era appunto anche l’attore italiano, che rimase sorpreso negativamente da quello sfogo.
Sul Cavaliere, Franco Nero ha raccontato invece un aneddoto divertente. «A me Berlusconi sta simpatico. Una volta ero a Linate, era notte e c’era una nebbia terribile, io dovevo prendere il volo per Roma ma gli aerei non partivano. Mi ero rassegnato a tornare a casa, quando all’improvviso sbuca lui: ‘Che fai?’ ‘Come che faccio, volevo prendere il volo per Roma ma mi sa che devo rinunciare’. ‘Ma no, che dici, il mio aereo parte, vieni con me’. M’imbarcò sul suo aereo e siamo decollati. Certo, me la sono fatta addosso ma sono arrivato a destinazione».