Giorgetti farà come Fini? Paragone che non regge. La Lega è un vero partito, il Pdl non lo fu mai
Giorgetti come Fini? In occasione del consiglio federale della Lega pare che alcuni, forse più di alcuni, abbiano evocato uno scomodo paragone: Giorgetti – è così che la pensano i fedelissimi del Capitano – continuerà a fare il controcanto minando l’immagine di Salvini e accreditando all’esterno la sua, di immagine, presentandosi quale leader di una Lega moderata e affidabile.
Giorgetti “traditore”, è sempre questa la sorte di chi dissente
Un’ipotesi già tirata fuori lo scorso aprile, dopo che Giorgetti aveva sentenziato: “Draghi è il nostro Cristiano Ronaldo”. Ai fedelissimi, è noto, piace sempre molto additare un traditore al quale addossare la responsabilità di tutto ciò che non va. Il cerchio magico dei leader esiste apposta per questo. Ma le cose nella Lega stanno davvero così? E il paragone con Fini, il Bruto pronto ad accoltellare il Cesare-Matteo, è davvero calzante?
Ma forse è Salvini che vuole fare il leader con lo stile di Berlusconi
A leggere i resoconti della riunione di giovedì sera che ha approvato all’unanimità la linea Salvini sembra che si sia trattato di una “parata coreana” (espressione del Foglio). Tutti ad applaudire Matteo, insomma, e a sussurrare male parole contro Giancarlo Giorgetti. Semmai, verrebbe da pensare, è Salvini allora che andrebbe paragonato a Berlusconi, il capo indiscusso del partito-contorno. Ma queste sono solo battute, che lasciano il tempo che trovano.
Il Pdl nasceva da una fusione a freddo
Il paragone con Fini, tuttavia, è del tutto decentrato rispetto al contesto che la Lega sta vivendo. Infatti la Lega è un partito vero, laddove il Pdl nasceva da una frettolosa fusione elettorale tra Forza Italia e Alleanza nazionale. Dentro il Pdl l’ex leader di An non aveva altra strada, per marcare un confine tra la sua storia e le sue ambizioni rispetto al berlusconismo più miope, che fare la spina nel fianco. Ma lo faceva da ex leader di un partito e da numero 2 del Pdl. Non aveva calcolato il fatto che Berlusconi oltre al numero uno, cioè lui stesso, non tollerava e non tollera altre cifre.
Giorgetti non è il numero due della Lega
Giorgetti non è il numero 2 della Lega. E’ solo uno che ha detto che alla Lega conveniva essere il partito di Draghi, per condizionare il governo, anziché lasciare questa mission al Pd di Enrico Letta. Quando Giorgetti evoca Bud Spencer e Meryl Streep non vuole dire altro che questo. O dai cazzotti a destra e a manca, o alzi l’asticella. Salvini ha fatto intendere che non ci pensa proprio ad abbandonare lo stile Bud Spencer. E se ne è andato ad abbracciare Bolsonaro, altro che Meryl Streep. Ma in un partito che nei sondaggi continua a scendere una discussione del genere è inevitabile. Salvini è indebolito in questa fase, mentre il Berlusconi del “che fai mi cacci?” era all’apice della sua potenza (e infatti cacciò Fini dal Pdl).
Fini doveva riconoscenza a Berlusconi
Inoltre, mentre Fini doveva della riconoscenza a Berlusconi per il famigerato sdoganamento dell’ex-Msi, Giorgetti cosa deve a Salvini? “Giorgetti – ricorda Il Foglio – non è mai stato la scelta di Salvini. Per il governo aveva fatto tre nomi. Quello di Giorgetti mancava. Prima che l’esecutivo si formasse lo aveva escluso da qualsiasi riunione. Lo ha scelto Draghi in autonomia”. Il ministro Giorgetti è oggi solo il punto di riferimento più visibile di un’ala governista che nella Lega esiste. E della quale suo malgrado è espressione anche il Salvini che vuole fare il premier, a meno che non sia felice di farsi liquidare con la battuta – poi smentita – di Berlusconi: “Ma non scherziamo”. Fini, al contrario di Giorgetti che sa bene che se prendesse il posto di Salvini farebbe solo perdere voti alla Lega, invece voleva essere il successore di Berlusconi, e ha provato a spodestarlo con la forza. Contesti diversi e ambizioni diverse. Ma chi si gode lo spettacolo cerca sempre la scorciatoia della narrazione da corte rinascimentale. E si apre così la caccia al traditore…