Grazie al Pd passa il divieto di pubblicità in cui compaiono madri e padri: diventano discriminatorie
Il Senato, con 190 favorevoli e 34 contrari, ha votato la fiducia posta dal governo sul decreto Infrastrutture. Il decreto non avendo subito modifiche, è quindi definitivamente approvato.
Fratelli d’Italia, che ha votato no, ha accusato governo e maggioranza di reintrodurre furbescamente nel decreto Infrastrutture alcuni elementi della legge Zan contro l’omofobia. Legge che l’aula di Palazzo Madama aveva bocciato la scorsa settimana.
Malan: così si viola la libertà di espressione
Il senatore Lucio Malan ha sottolineato che in un decreto riguardante le infrastrutture compare di soppiatto una norma ideologica. “Una norma che limita la libertà di espressione, con il pretesto che l’esercizio di questa libertà non può avvenire sulle strade e sui veicoli? Una cosa assolutamente inaccettabile”.
FdI protesta contro il comma che vieta le pubblicità sessiste
La protesta di Malan, come di altri colleghi del gruppo Fdi intervenuti in seguito in aula, si riferisce al comma 4 bis sull’articolo 1 (introdotto con un emendamento approvato alla Camera). L’emendamento stabilisce il divieto, sulle strade e sui veicoli, di qualsiasi forma di pubblicità il cui contenuto proponga “messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi oppure discriminatori con riferimento all’orientamento sessuale, all’identità di genere o alle abilità fisiche e psichiche”.
De Bertoldi: fate rientrare dalla finestra la legge Zan
Dopo che abbiamo bloccato il ddl Zan, “impedendo che si arrivasse a un diritto penale dello stato d’animo interiore, il governo Draghi – ha aggiunto Andrea De Bertoldi – fa rientrare dalla finestra quello a cui era stato impedito di entrare dalla porta”. Il comma in questione, ha concluso il senatore di Fdi, “va contro la volontà espressa dal Parlamento e per di più reintroducendo, surrettiziamente, le norme bocciate in un decreto sulle infrastrutture. Mi rivolgo ai gruppi di centrodestra: abbiate il coraggio di dire basta alla rincorsa indiscriminata al voto di fiducia e al bavaglio che il governo Draghi mette sistematicamente al Parlamento”.
L’associazione Pro Vita: mamma e papà non potranno comparire nella pubblicità
“Sarà ancora possibile – si chiede Antonio Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia – affermare in una pubblicità che i bambini sono maschi e le bambine sono femmine? Che un bambino nasce da una mamma e un papà? Che l’utero in affitto è una pratica barbara? Secondo il Disegno di Legge sulle infrastrutture, approvato dalla Camera e ora in Senato, tutto ciò sarà vietato”. L’identità di genere – continua – “non è entrata con il cavallo di Troia del ddl Zan e ora surrettiziamente il Governo ci riprova inserendola in questa norma sotto la foglia di fico, come al solito, delle discriminazioni, in particolare con l’emendamento 1.294 approvato senza illustrazione e senza discussione e proposto dal Pd”.