Green pass falsi, i Nas sequestrano nove certificati: c’è anche quello di Pippo Franco
Ci sono anche anche il Green pass di Pippo Franco e di un magistrato a riposo fra i nove certificati sequestrati dai Nas nell’ambito dell’ambito dell’inchiesta della Procura di Roma sui lasciapassare falsi, che sarebbero stati rilasciati da un medico senza che gli assistiti avessero ricevuto il vaccino.
L’indagine sui Green pass falsi
Nell’indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, si procede per l’ipotesi di falso. Dopo il sequestro, si è proceduto alla disattivazione dei Green pass, alcuni dei quali utilizzati anche per accedere a locali pubblici, presso il database del ministero della Salute. L’indagine riguarda i certificati rilasciati da un odontoiatra, che ha uno studio in zona Colli Albani, perquisito nelle scorse settimane. Nell’inchiesta è coinvolto anche un altro medico: un medico legale che avrebbe svolto il ruolo di intermediario.
Quello che non torna nelle certificazioni
Secondo quanto emerso dalle indagini, il medico indagato avrebbe ricevuto 20 fiale di vaccino da cui si potevano ottenere 120 dosi, ma dagli accertamenti svolti il medico avrebbe somministrato ben 156 dosi. Inoltre, gli investigatori hanno rilevato che alcuni degli indagati nella data di somministrazione del vaccino in realtà erano in una località diversa da quella indicata sull’attestazione, mentre altri avrebbero ricevuto la dose di vaccino in una data successiva a quella indicata sul Green pass. Secondo quanto riferisce l’Adnkronos, Pippo Franco sarebbe finito indagato.
I sospetti della prima ora su Pippo Franco
Dell’apertura delle indagini, che sarebbero partite da una segnalazione anonima, si è avuta notizia a fine settembre, quando trapelarono le indiscrezioni sulle perquisizioni a carico del medico, che avrebbe rilasciato i Green pass falsi a un centinaio di soggetti indicati come della “Roma bene”: personaggi dello spettacolo, dello sport, dell’imprenditoria. Qualche giorno dopo emerse la possibilità che anche Pippo Franco facesse parte della “lista verde”. L’attenzione degli inquirenti, però, più che sui miracolati del Green pass, si era concentrata su come il medico abbia potuto “forzare” il sistema di registrazione dei certificati. L’ipotesi trapelata è che potrebbe aver sfruttato dei bug presenti nel sistema.