La via di Zaia per uscire dal tunnel: controlli alle frontiere e restrizioni che distinguano tra vaccinati e non
Le coordinate di Luca Zaia per la gestione di questa fase di recrudescenza del Covid sono chiare: frontiere sanitarie e controlli serrati per chi entra dall’estero e differenziazione tra vaccinati e non. Perché il punto di partenza per il governatore del Veneto è, e deve essere, uno solo: non si deve chiudere più». E, al tempo stesso: «Dare una risposta a chi si è vaccinato». «Abbiamo sempre sottolineato la concretezza del Presidente di Regione. Un dato caratteriale e operativo, il suo, che Zaia ha confermato in questi ultimi due giorni, sia in tv – con l’intervista da Fabio Fazio – sia in un’intervista pubblicata oggi dal Messaggero, in cui il numero uno del Veneto rilancia al governo su proposte e possibilità pragmatiche. Perché, Zaia lo ha ribadito ancora una volta nelle scorse settimane, sia parlando di emergenza sanitaria. Che liquidando le divergenze tra Salvini e Giorgetti: questo è il momento di smettere di discutere e di «lavorare pancia a terra».
Balzo dei contagi, la proposta concreta di Zaia: controlli alle frontiere per chi entra dall’estero
Dunque, la prima domanda dell’intervista al quotidiano capitolino non può che essere: «Presidente Zaia, com’ è andato l’incontro con il governo?». «Direi molto bene. C’è stato un confronto sereno. Tutte le Regioni hanno portato la loro preoccupazione. E tutte hanno rimarcato che i non vaccinati, nonostante siano minoritari nella nostra comunità, hanno un impatto notevolissimo a livello sanitario. Il governo ha preso nota delle nostre posizioni e a breve interverrà con un provvedimento». Del resto, il balzo dei contagi e impone una stretta. Anche se Zaia sottolinea a più riprese nel corso della chiacchierata giornalistica che se oggi la nostra situazione è diversa da quella degli altri Paesi è proprio perché si è raggiunta un’alta copertura vaccinale. Altrimenti, rimarca il governatore, anche noi «saremmo di nuovo in piena emergenza»
«Non possiamo permetterci di chiudere di nuovo»
Il punto di Zaia e dei suoi colleghi, allora, è che «il vaccino funziona. Riesce a limitare l’impatto sul sistema sanitario. Ma come mostrano le situazioni attorno a noi, le cose possono peggiorare rapidamente. Se dovessero farlo, però, non possiamo permetterci di chiudere di nuovo». Come fare quindi? Anche in questo caso la risposta dell’amministratore leghista è netta e coerente con la strada battuta finora. «Lo strumento ormai lo conosciamo, sono le zone a colori. Hanno dimostrato di funzionare e non avrebbe senso accantonarle. Vanno solo adattate alla situazione attuale». Quindi prevedendo le eventuali restrizioni solo per le persone non vaccinate? «Certo. Vede noi oggi siamo tutti in zona bianca ma a rischio di passare in zona gialla nelle prossime settimane. Cosa accadrebbe a quel punto?».
«Oggi, grazie al vaccino, non è necessario che le restrizioni siano imposte a tutti»
Tornerebbero di stretto rigore le restrizioni. L’obbligo di mascherina all’aperto. La discussione e il varo di nuovi limiti alle capienze di cinema e teatri. Probabilmente la chiusura delle discoteche. Sicuramente il diktat di sedere massimo in 4 intorno ai tavoli dei ristoranti al chiuso. «Tutte limitazioni giuste», incalza Zaia. «Che oggi però, grazie al vaccino, non è necessario che siano imposte a tutti. Già in giallo avrebbero un impatto forte sulle attività e i cittadini. Ricordiamo poi che se si va in arancione si chiudono anche i confini comunali. Le zone rosse non voglio neppure nominarle invece». Per questo, prosegue il governatore, «le Regioni chiedono di applicare in maniera differenziata le restrizioni tra vaccinati e non vaccinati. L’importante, appunto, è che sia chiaro che ci sono due capisaldi. E il primo è non chiudere più».
Zaia chiede al governo di imporre la frontiera sanitaria e la differenziazione tra vaccinati e non
E proprio in questa ottica, Zaia guarda con preoccupazione alla situazione di alcuni Paesi attorno a noi. Tanto che, sempre nell’intervista al Messaggero, dichiara:«Dal punto di vista sanitario si è rovesciata la situazione a nostro favore. Io quindi tornerei alle vecchie pratiche dei tamponi agli aeroporti e dei controlli per chi arriva dai Paesi più in difficoltà. Anche la Germania li fa, non vedo quale possa essere il problema. Lì c’è una frontiera sanitaria, e ho chiesto al governo che venga imposta di nuovo anche qui». Dunque: frontiere sanitarie e controlli serrati per chi entra dall’estero. E in effetti, sia per esigenze di salute pubblica. Sia per il pressing in moto da parte dei governatori regionali, che hanno la responsabilità prima della sanità sul territorio, Draghi e i ministri stanno per varare decisioni estreme che divideranno ulteriormente popolazione e opinione pubblica.
Il consiglio dei ministri dovrebbe valutare tutto giovedì, con il varo di un nuovo super Green Pass
Un tema divisivo, quello delle misure mirate, anche rispetto al fatto che l’eventualità di sole restrizioni in casa, indirizzate esclusivamente ai cittadini non vaccinati, sarebbe colta ancor più sfavorevolmente laddove non si attuassero le stesse disposizioni, e con la stessa rigidità, nei confronti dei cittadini stranieri e dei valichi di confine. Insomma, Zaia ha chiaro il timore per le scelte che il consiglio dei ministri dovrebbe valutare giovedì, di varare un nuovo super Green Pass. E di dividere l’Italia non più in colori – a seconda della diffusione del virus – bensì in cittadini vaccinati: e quindi titolari di ogni libertà. E non vaccinati: e quindi soggetti a importanti restrizioni. Perché il governatore veneto lo suggerisce fattivamente tra le righe: non sia mai che torniamo a chiudere ristoranti, palestre e cinema agli italiani, senza prima chiudere le frontiere agli stranieri non immunizzati…