M5S bombarda Renzi con 13 domande “scomode”. La replica: voi chiarite su mascherine e Venezuela
Si punzecchiano e si bastonano a distanza da mesi ormai, eppure il duello a distanza tra Matteo Renzi e Giuseppe Conte (con tutto il corredo dei grillini fedeli al neo leader pentastellato) oggi ha davvero raggiunto il suo apice di acrimonia dialettica e aggressività politica. Uno scazzo esploso sul blog del M5S da dove, rivolgendosi al leader di Italia Viva, i grillini di fede contiana hanno lanciato «13 domande per Matteo Renzi a tutela del confronto democratico». E una prima risposta Renzi la dà subito, contrattaccando in un tweet: «Giuseppe Conte ha preparato per me 13 domande: sarò felice di rispondergli in un confronto in diretta Tv. Aspetto la sua proposta di data e nel frattempo preparo le 13 domande per lui, dalle mascherine al Venezuela. Sono certo che non scapperà dal confronto democratico. Vero?». E se gli interrogativi enucleati nel post sono al vetriolo, la replica affidata al cinguettio è tutt’altro che salubre…
Renzi, Conte e M5S, lo scontro arriva al culmine: dai grillini 13 domande al leader di Iv
Le domande sul piatto virtuale grondano risentimento e chiamano in causa «dignità, disciplina e onore». Perché, postano i guerrieri malconci della galassia pentastellata, «la politica non può essere solo questione di rispetto delle norme, penali in particolare. Per noi la politica, in via primaria e imprescindibile: è questione di “etica pubblica”. Senza coscienza morale, il nostro Paese non ha futuro», si legge nel post accompagnato dall’hashtag #RenziRispondi. Un punto di ripartenza giustizialista con cui i grillini tornano all’origine dopo aver traslocato dalle piazze dei vaffa verso le aule e più comode poltrone della casta. Le stesse dalle quali Renzi ha defenestrato Conte dal trono di premier, a cui come noto ha dovuto abdicare in favore di Mario Draghi…
Domande a raffica: dall’inchiesta Open alla campagna social anti-M5S
E giù con domande e invettive che, tra i 13 interrogativi che il Movimento rivolge al leader di Iv prevedono anche il quesito sulla struttura di propaganda “antigrillina”. «Questo progetto, già a una prima lettura, presenta una quantità impressionante di profili di illiceità. Come mai lei lo inoltrò senza alcun commento, a un altro suo collaboratore»? Chiedono i pentastellati. E «come mai – incalzano subito dopo – ha ritenuto di ribadire, ancora recentemente, la stima nei confronti del giornalista che ha elaborato questo progetto?». O ancora: «Non ritiene di doversi scusare con il M5s?». Senza tregua: «Come spiega la mail inviata a un suo stretto collaboratore che conterrebbe l’indicazione di conoscere le scalette e di indirizzare i contenuti delle tv? Le paiono comportamenti consoni a un ex premier, nonché leader di un partito, e rispettosi della libertà di informazione?» aggiunge il M5s che pone interrogativi a tambur battente anche sull’intenzione di usare i social per diffondere «contenuti denigratori nei confronti del M5s?».
Sul ruolo dei social network e la comunicazione modello Renzi
E ancora: «Può inoltre spiegare i contenuti dell'”accordo” – di cui si parla nelle carte dell’inchiesta – tra il suo ex-portavoce Agnoletti e Orfeo e dell'”accordo” per Mediaset? Può spiegare il significato dell’espressione “dare uno sguardo particolare su Gruber, Floris, Formigli, Giletti, Minoli”?… Le paiono accordi compatibili con incarichi dirigenziali nel servizio pubblico radiotelevisivo?». Poi, la materia incandescente si fa magmatica. Con i grillini che marcano stretto Renzi: «Lei ha spesso accusato altri partiti di usare social network per le loro “macchine del fango”. Per le loro “bestie”. E le “notizie false diffuse solo per screditare gli avversari“. Come spiega le carte emerse dall’inchiesta sulla fondazione Open secondo cui, nel marzo 2017, il coordinatore della sua comunicazione inviò una mail in cui si parlava esplicitamente di 16 persone che gestivano 128 account postando contenuti denigratori nei confronti del Movimento 5 Stelle? Ora che si scopre che queste iniziative venivano elaborate e discusse dai suoi collaboratori: intende prendere le distanze da loro? E, nel caso in cui lavorino ancora con lei, intende allontanarli? Oppure certe condotte sono censurabili soltanto se attribuite ad altri?», attaccano i pentastellati.
Dal ruolo sulla vicenda Autostrade…
Domande, domande e ancora domande. Che spaziano dalle «carte dell’inchiesta che testimoniano l’urgenza di chiudere la fondazione Open entro il 31 gennaio 2019 in modo da evitare l’applicazione della legge Spazzacorrotti. Per quale ragione eravate così preoccupati»?». Fino all’annosa questione Autostrade: «Come mai, nel 2019, ha accettato un finanziamento da Alessandro Benetton, membro del Cda di Edizione Holding?» chiede il M5s, per il quale «lo stesso discorso vale per i finanziamenti a Open da parte di alcuni gruppi imprenditoriali, che per l’ipotesi accusatoria formulata dalla Procura di Firenze sarebbero illeciti e addirittura corruttivi». «Il procedimento penale avrà il suo corso e lei avrà le più ampie possibilità di far valere le sue ragioni… ma non crede che questi comportamenti rischiano di minare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e nella classe politica?».
… Al concetto di “trasparenza” evocata e agita
Poi al centro del profluvio di domande, finisce il tema della trasparenza. In nome del quale i grillini tornando addirittura al 2018, tuonano: «Nel gennaio del 2018, durante la trasmissione tv Matrix, esibì ai telespettatori il suo estratto conto di circa 15.000 euro, affermando testualmente: “Se volete fare i soldi, non fate politica… Se vuoi fare i soldi vai nelle banche d’affari. Prendi i contratti milionari che ti offrono. Non ti metti a fare il politico. Chi fa il politico ha questi conti correnti, non ne ha altri. Se ne ha altri c’è qualcosa che non torna… Io sulla trasparenza non faccio sconti a nessuno»… Un assist a cui i grillini si agganciano per un’altra domanda ancora. Che nel post recita testualmente: «Perché oggi si lamenta che nelle carte dell’inchiesta in corso siano stati acquisiti alcuni finanziamenti che risultano dal suo estratto conto? Perché non ha avvertito l’esigenza, per il principio di trasparenza da lei stesso più volte invocato, di informare i suoi elettori. Man mano che i suoi conti correnti lievitavano con ogni sorta di introiti?».
Infine, sul Renzi d’Arabia e i «lauti compensi dal Governo saudita»
Infine, l’ultimo quesito declina in forma interrogativa i dubbi e le recriminazioni più rivolte indirizzate al Renzi d’Arabia in merito alle sue scorribande negli Emirati. E così la domanda dalle cento pistole va a sfrugugliare, «al di là di eventuali divieti di legge», sulla compatibilità tra «il principio costituzionale di “disciplina e onore” e la condotta di un parlamentare che incassa lauti compensi dal Governo saudita. Apprezza il “nuovo rinascimento arabo”, nonostante la innegabile compressione dei diritti fondamentali delle persone (in particolare delle donne e degli omosessuali). E le terribili accuse per l’assassinio del giornalista Khashoggi? Lei è stato componente in questa legislatura della Commissione Difesa e poi Esteri del Senato: come può un parlamentare garantire i cittadini italiani di difendere i loro interessi se si lascia finanziare da governi esteri?». Renzi, travolto dalle domande, per ora risponde solo all’invito a rispondere: e rilancia (e rimanda) con un faccia a faccia in tv…