Maledetto mainstream. Galli della Loggia: «Le tv discriminano il punto di vista dei conservatori»

8 Nov 2021 12:51 - di Francesca De Ambra
Galli della Loggia

Uno spettro si aggira nei talk-show: quello del «punto di vista conservatore» o, se si preferisce, «contrapposto alla cultura progressista». A sostenerlo non è Giorgia Meloni bensì Ernesto Galli della Loggia. E non sul bollettino parrocchiale ma dalla tribuna più solenne ed autorevole dei media tradizionali, il Corriere della Sera, per giunta sotto forma di editoriale domenicale. Ad offrire lo spunto al professore, le polemiche seguite al voto che ha sotterrato il ddl Zan. Un’orgia a base di «vergognatevi!» rivolto dalla sinistra e dagli opinionisti mainstream ai parlamentari del centrodestra e di Italia Viva.

Così Galli della Loggia sul Corriere della Sera

Piuttosto che insultare, dice in sostanza Galli della Loggia, meglio avrebbero fatto costoro ad entrare nel merito del testo ed approfondirne i due articoli più insidiosi. Gli stessi che ne hanno determinato la bocciatura: il 4 e il 7. «Riemerge con forza – scrive – l’antica mancanza di educazione democratica del Paese sicché qualsivoglia opinione dissenziente tende ad essere immediatamente classificata come puramente reazionaria». E fascista, aggiungiamo noi. Comunque sia, pronta per finire al bando. «È in questo clima – incalza il professore – che una voce di orientamento conservatore opposta al dominio del politicamente corretto diviene pressoché impossibile».

«Declassato chi si oppone al politically correct»

E temiamo che lo sarà ancor di più dopo questo articolo. Già, magari ci sbaglieremo, ma ora viene ancor più difficile immaginare Galli della Loggia concionare nel salotto della Gruber o nelle trasmissioni di Floris e di Formigli. «Nell’arena pubblica specie radiotelevisiva – si legge ancora nell’editoriale – capita quasi sempre, infatti, che il punto di vista conservatore sia implicitamente spogliato di qualunque contenuto e dignità ideali. E quindi preliminarmente stigmatizzato come indegno di vera considerazione». In pratica, viene «declassato» a posizione «puramente politica». Non così quello progressista, sempre coincidente con la «più accreditata modernità culturale». Apposta, a rappresentare il punto di vista conservatore ci sono solo esponenti di partito, mentre è sempre il «noto scrittore X» o il «brillante filosofo Y» a sostenere quello opposto.

La deriva oligarchica

Lo schema, avverte il professore, riguarda soprattutto i «temi etici» o quelli «attinenti i costumi sessuali». La conseguenza di questa «finta discussione» è, a giudizio di Galli della Loggia, tanto scontata quanto devastante: «L’esclusione dal dibattito pubblico di un gran numero di cittadini». E poiché oggi è proprio attraverso di esso che si dipana la democrazia, restarne esclusi equivale ad «essere dichiarati cittadini di serie B e quindi spinti a rinunciare a partecipare alla vita pubblica. O ad abbracciare posizioni di rottura». È quel che sta accadendo con no-vax e no-green pass. Morale: è la comunicazione a condizionare la politica più di quanto questa condizioni quella. Fino al punto da «trasformare il regime democratico in un’insopportabile oligarchia di depositari della virtù civica e della presunta verità dei tempi». Ma è proprio questa la deriva che il “fantasma conservatore” deve scongiurare.

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