Orrore a Sassuolo, stermina la famiglia: moglie, figli, suocera e si uccide. Chi è il tunisino del massacro
Il massacro di Sassuolo ha sconvolto un Paese intero. La strage familiare compiuta dal tunisino Nabil Dhahri scuote l’Italia, a partire dalla ricca e operosa Emilia Romagna, impietrita e sotto choc dopo la mattanza. L’uomo ha ucciso la ex convivente, Elisa Mulas. I loro due loro figli piccolissimi, di 2 e 5 anni. Quindi ha infierito sulla suocera, Simonetta Fontana, prima di togliersi la vita lui stesso. Secondo alcune testimonianze non aveva accettato la fine della relazione. Fatto sta che quella di fronte alla quale si sono ritorvati soccorritori e forze dell’ordine è una scena raccapricciante. Solo una bimba è scampata alla strage: un’altra bambina, di 11 anni, nata da una precedente relazione di Elisa Mulas. Salva perché si trovava a scuola…
Orrore a Sassuolo: uccide moglie, figli piccoli e suocera poi si toglie la vita
Tra orrore e sgomento, allora, oggi sono molti gli interrogativi a cui gli inquirenti cercano risposte. Intanto per ricostruire dinamica e tempistica del massacro. E poi per cercare di dare un minimo senso a una brutalità inaccettabile. E allora, si parte dalla scena del crimine, quella che gli stessi agenti e soccorritori, pur avvezzi a tragedie come questa, ammettono di non aver mai visto finora in vita loro. Cinque cadaveri, uccisi, con ogni probabilità, da un’arma bianca, un coltello. Corpi riversi nel loro stesso sangue: compresi quelli dei due fratellini che la furia omicida del padre non ha risparmiato. Allora vediamo chi è il 38enne tunisino Nabil Dhahri, l’uomo ritenuto responsabile dello scempio. E quali sono le tappe che hanno portato all’epilogo sanguinario.
Chi è Nabil Dhahri, il tunisino 38enne autore del massacro di Sassuolo
Nabil Dhahri, 38 anni, era l’ex convivente di Elisa Mulas. I due non stavano più insieme da tempo, e l’uomo era tornato per un periodo in Tunisia. Una volta rientrato in Italia, però, era solito andare a trovare i bambini che, nel frattempo, la mamma aveva portato con sé a casa della madre, da cui si era trasferita subito dopo la separazione. Una fine della loro storia, che il 38enne tunisino non aveva mai accettato. Arrivando al punto di minacciare la ex compagna. Come riferisce il sito di Today.it, infatti, a sostegno di questa teoria ci sarebbero sia «una registrazione fatta nei giorni scorsi da Elisa». Sia la testimonianza di una vicina di casa: «Non ha accettato la fine della relazione, Elisa mi ha detto che era finita con Nabil qualche giorno fa».
Indagini al via: dinamica e tempistica degli eventi
Così, tutto precipita ieri, probabilmente fra le 15 e le 16. Il personale scolastico dell’istituto che frequenta la primogenita di Elisa (la bimba scampata al massacro) telefona alla mamma per sollecitarla ad andare a prendere la piccola, visto che nessuno si è ancora presentato e le lezioni sono finite da un po’. Ma nessuno risponde. Così alcuni familiari si sono allarmati. E sono andati nell’abitazione dove Elisa viveva con la madre e figli: dove si sono ritrovati a fare la macabra scoperta. Così, mentre si indaga. Si cerca l’arma del delitto – che gli inquirenti stanno cercando di indentificare e di capire se sia la stessa per gli omicidi e il suicidio dell’assassino –. E nel contempo si va a caccia di qualche testimone che possa aver avuto a che fare con Nabil Dhahri nelle ore precedenti il massacro.
Il bisnonno di Elisa era in casa, malato al letto, al momento della strage
L’unica certezza in mano agli investigatori al momento, dunque, è che non ci sono problemi di natura economica alla base del gesto. Come riporta Today.it, infatti: «L’uomo che è ritenuto essere l’autore della strage era ben integrato. Viveva da tempo a Sassuolo. E lavorava in un supermercato della zona. La madre dei suoi figli era invece impiegata come donna delle pulizia in città». Una certezza, e due particolari. Il primo: tra le persone che erano presenti nell’appartamento del massacro, c’è un anziano ultranovantenne, il bisnonno dei due bambini e padre della suocera uccisa. «Era a letto, in precarie condizioni di salute per una malattia».
Quel primo compagno di elisa, padre della sua primogenita (sopravvissuta al massacro)
La seconda, riferita oggi dai quotidiani locali e ripresa da Today.it: «Elisa Mulas in passato era stata minacciata anche da un altro uomo, con cui aveva avuto una relazione e la prima figlia. La donna era stata maltrattata quando era incinta. L’uomo, un marocchino 40enne, venne poi condannato a otto mesi per stalking, poi prescritti. La Corte di appello però ha confermato anni fa la perdita della sua potestà genitoriale. La denuncia risale al 2010, quando lei aveva deciso di lasciarlo dopo essere rimasta incinta. Quando Elisa lo allontanò, lui avrebbe iniziato a perseguitarla e minacciarla».