Prodi fa il furbo: agisce in segreto per diventare presidente della Repubblica. Il retroscena
Il professore Romano Prodi fa il sornione in molte interviste circolate in questi giorni riguardo la sua intenzione di scalare il Quirinale. Si schermisce, rifiuta, adduce motivi d’età. Ma è pura astuzia. Starebbe preparando in «gran silenzio» la scalata al Colle. Il retroscena sul Giornale è molto illuminante. Ecco quale sarebbe la sua strategia. “Primo obiettivo: far fuori i competitor, Walter Veltroni, Paolo Gentiloni, Massimo D’Alema, Giuliano Amato, nel campo «affollato» della sinistra. Seconda missione: raccogli i voti dei centristi, dove al momento il favorito sembra Pier Ferdinando Casini”. Rifiuta a parole, ma manovra in silenzio.
La strategia nascosta di Prodi per scalare il Quirinale
Il professore vuole scongiurare “lo sgambetto dei 101 franchi tiratori”, pertanto sta portando avanti una strategia, silenziosa e furba, fatta di piccoli passi, per conquistare il gradimento nell’elettorato cattolico” . Ci sarebbero dei segnali che portano a questa ricostruzione, in primis la lettura delle parole pronunciate da Prodi con Fabio Fazio, al programma Che tempo che fa. Parole che segnano “il primo vero distinguo rispetto alla sinistra radicale, oggi incarnata dalla linea del segretario Enrico Letta: «Sul Ddl Zan poteva essere evitato l’ incidente, con piccole modifiche, anche verbali. Si poteva evitare la prova di forza». Parole che smontano tutta la strategia del segretario Letta e mandano in estasi i cattolici del Pd (Andrea Marucci) e renziani di Italia Viva”, leggiamo nel retroscena. «Se uno voleva riformare quei piccoli aspetti della legge su cui si discuteva bisognava andare caso per caso e si trovava l’accordo. Col voto segreto si voleva creare l’incidente, e l’incidente c’è stato». Una legnata a Letta in grande stile.
Quel gelo caduto tra Letta e Prodi
Tutto un programma, infatti, le reazioni alle parole di Prodi. A breve giro di posta su twitter Faraone scrive: «A Letta fischieranno le orecchie», esulta il capogruppo Iv al Senato, Davide Faraone. Ma anche dal fronte Pd arriva il plauso: «Condivido in pieno le parole che ha usato ieri sera Romano Prodi da Fabio Fazio sul ddl Zan. È esattamente la mia posizione, io volevo in tutti i modi la legge. Volevo evitare l’incidente», rilancia il senatore Pd Andrea Marcucci. L’affondo è pesante. “Letta non la prende bene. Cala il gelo tra i due”, scrive il Giornale. Tanto che nel tardo pomeriggio, lo staff di Prodi ha dovuto precisare: «Per completezza, il presidente Prodi, alla puntuale domanda di Fazio, ha risposto che il ddl si sarebbe potuto approvare anche in assenza di correzioni». Il che smorza l’attrito ma non cambia la sostanza della strategia prodiana: “gettare l’amo ai centristi di Renzi, per tentare l’ultima corsa verso il Quirinale”.
Proprio la sua età sarebbe il motivo dell'”ultima chiamata” per il Colle
La smentita di Prodi che scherza sull’età sua e di Berlusconi, sarebbe un bluff: “Senta ho 83 anni l’anno prossimo quando si vota. 83 più 7 fa 90 anni. Mi sembra un attentato alla provvidenza. Lui (Berlusconi) ne ha molti di più, si vede che ha una provvidenza diversa». Quella che sembra una pietra tombale sulla sua candidatura al Quirinale è in realtà la premessa per la sua candidatura. “Appunto, l’età: proprio quella suggerisce a Prodi di giocarsi il tutto per tutto. È l’ultima chiamata per prendersi la rivincita, dopo l’umiliazione dei 101 nel 2013. Anche a costo di fare un patto con il diavolo (Renzi)”.