Saviano la spara grossa: dare del “bastardo” non è un insulto. E oltraggia la Meloni un’altra volta (video)
Cosa non farebbe Saviano pur di attaccare la Meloni. E ancora una volta, la spara grossa: va in tv e sostiene a favore di telecamera che dare del “bastardo” a qualcuno non è un insulto. E così, rincara la dose degli oltraggi alla leader di Fdi, proprio mentre dovrebbe scusarsi e giustificarsi dell’ultima offesa inferta a freddo… Ci è toccato sentire anche questa. In prima serata tv e in diretta su La7: dare del bastardo a qualcuno, per Roberto Saviano, non è un insulto. Dallo studio di DiMartedì va in onda il solito copione: il conduttore Floris offre l’assist allo scrittore partenopeo per provare a spiegare il suo sgradevole attacco a Giorgia Meloni, alla quale ha indirizzato l’inaccettabile epiteto citato in apertura. Un’offesa grave a cui la leader di Fratelli d’Italia ha risposto con una querela. A cui è seguito il rinvio a giudizio, per cui l’autore di Gomorra andrà a processo per diffamazione.
Per Saviano dare del bastardo non è un insulto. E oltraggia la Meloni un’altra volta
Eppure non gli è bastato evidentemente: e Saviano ci ricasca. La parte dell’odiatore seriale è evidentemente più forte di quella saggia c he dovrebbe indurlo quanto meno a riflettere prima di parlare e a rimodulare il lessico dell’astio che lo contraddistingue quando parla di Meloni e Salvini. Quando formula, attraverso scenografiche ricostruzioni buoniste, ragionamenti demagogici intrisi di risentimento, che ormai culminano sempre più spesso in insulti beceri. Un processo verbale che con ragionamento pacato e argomentazioni valide. E meno che mai con la dialettica politica, hanno davvero poco a che fare a che fare. E così, alla fine della fiera, per giustificare il tutto Saviano s’arrampica sugli specchi e asserisce (in evidente difficoltà): «Dare del bastardo a qualcuno non lo ritengo un insulto. Ma una feroce critica politica», se ne esce Saviano.
La “supercazzola” di Saviano sull’insulto alla Meloni
Addirittura quasi un atto dovuto. Tant’è che ieri sera, a un anno dall’exploit che lo ha portato in tribunale – era il dicembre del 2020, sempre su La7, ma in quel caso negli studi di Piazza Pulita da Formigli – Saviano fa il bis. Non ripetendo l’insulto, ma quasi: provando a giustificarne modalità interpretative e finalità espressive. Quella che viene fuori è un “supercazzola” di cui si capisce solo una cosa: lo scrittore non sa più che inventarsi pur di aggiustare il tiro che ha impallinato anche lui stesso. E così, con Floris che lo assiste, attacca con la retorica sui migranti, adattata alla bisogna. Ritorna al drammatico racconto di un salvataggio durante un naufragio, e tuona: «Com’è possibile continuare a mentire sistematicamente sui migranti, facendoli passare per invasori, terroristi?».
Mistificazioni e frasi mai pronunciate: tutto pur di oltraggiare il “nemico” politico
E dopo la mistificazione, arriva pura la sparata: «Com’è possibile, come fa la Meloni, parlare di “affondare le navi pirata”?». Ma dove l’ha trovata questa dichiarazione Saviano? Quando mai ha sentito la leader di Fratelli d’Italia lanciare una simile proposta? Perché anche volendo scartabellare interi archivi di giornali. Spulciare nel sommerso di tweet e post. Passare al setaccio interviste in radio e ospitate in tv, non c’è una sola possibilità – neppure la benché minima – di vedere o ascoltare Giorgia Meloni pronunciare una frase del genere. E mai ci sarà.
La sparata di Saviano contro la Meloni tra retorica buonista e affondo militante
Ma lo scrittore tiene duro. Anzi, come è solito dire: «Non molla». Come non ha mollato quando voleva «scientemente trovare una parola forte e scandalosa. E su questo non si dibatte», conferma da Floris nella puntata di ieri del programma su La7. Così, provando faticosamente a smarcarsi da una situazione che lo vede inesorabilmente all’angolo, Saviano aggiunge in zona Cesarini «Il mio impeto, che è nato certamente da un’insopportabilità, vuole confermare questo: io non mollo questo tipo di argomentazione, la loro, che precede la politica».
Quello che per Saviano è «feroce critica politica» per il gup è motivo di rinvio a giudizio…
Peccato che Saviano dimentichi che l’attentatore della cattedrale di Nizza è arrivato in Francia proprio dopo messere sbarcato in Italia. E non è l’unico caso. Come è davvero un gran peccato che quello che lui definisce «una feroce critica politica» il gup di Roma lo abbia valutato come un motivo giuridico per rinviarlo a giudizio, e procedere contro di lui, fissando la data per il processo. L’accusa è di diffamazione nei confronti della leader di Fratelli d’Italia. Perché dare a qualcuno del bastardo è un insulto caro Roberto Saviano. E pure pesante.
Sotto, un estratto dell’intervista a Roberto Saviano nella puntata di ieri di DiMartedì (fonte pagina Facebook de La7)