Scuola, i centri sociali mettono le mani sulla protesta. Altre occupazioni, studenti lasciano i cortei
Le manifestazioni si moltiplicano e nello stesso tempo si sgonfiano. C’è disaffezione. Gli studenti si presentano ai cortei, fanno i selfie e se ne vanno. Non per indifferenza, i problemi della scuola sono tanti e nessuno lo mette in dubbio. Ma per la presenza dei soliti infiltrati, gli “esterni” dei centri sociali che tentano sempre di mettere le mani sulle contestazioni. Accade nelle occupazioni e accade nei cortei. Basta avere qualcuno all’interno del liceo che apre le porte e – tac – gli antagonisti entrano e spadroneggiano, svuotando le ragioni della protesta.
Scuola, i centri sociali tentano di monopolizzare
È accaduto un po’ ovunque, nelle ultime settimane. L’estrema sinistra “dipinge” di rosso ogni azione studentesca, esclude a priori chi non è dei “suoi”, interrompe la didattica. E fa fare comizi a personaggi che nulla hanno a che fare con la scuola. Nelle ultime ore il Collettivo autorganizzato Don Chisciotte ha occupato il liceo classico Virgilio. I militanti si sono introdotti nella scuola chiusa per il ponte di Ognissanti. Ancora non è chiaro da dove siano entrati. Si tratta della quinta occupazione scolastica. L’ultima, lo scorso 28 ottobre, quando un gruppo di ragazzi è all’interno del liceo classico Luciano Manara a Monteverde Vecchio. Nelle scorse settimane erano stati occupati anche l’istituto Cine-tv Rossellini, il liceo classico Albertelli, l’artistico Ripetta. E all’Albertelli, incredibilmente, aveva fatto “lezione£ di politica Nunzio D’Erme, che ha avuto una condanna a 4 anni per i tafferugli del 2014.
La delusione di chi non è allineato
L’ultima manifestazione studentesca ha lasciato l’amaro in bocca. «Siamo arrivati qua al Ministero e …puff’… i 2/3 sono andati via. Ma così non aiutano la nostra causa. Vogliamo una scuola per imparare, non dove andare e poi tornare a casa e piangere». Lo afferma all’Adnkronos Maria Sofia, una studentessa al terzo anno del liceo classico Torquato Tasso. all’Adnkronos. In questo modo commenta l’arrivo del corteo degli studenti romani al ministero dell’Istruzione, un migliaio di ragazzi. Il numero si è progressivamente ridotto lungo il percorso.
La presenza ingombrante dei collettivi
Uno dei motivi? «Siamo sotto scacco dei collettivi e questo disincentiva la partecipazione di tutti. Io ad esempio non sono politicamente schierata», afferma la liceale. «Vorrei partecipare ma mi sento censurata se dissento da quel coro, che è di sinistra. C’è stato un gruppo di destra che ha provato ad organizzarsi un po’ di tempo fa. Però è stato immediatamente messo a tacere. In due secondi sparito. Non li conosco dunque non posso valutare se sia stato meglio così».
«Io voglio scegliere con la mia testa»
«Questo non mi è piaciuto. Io voglio pensare con la mia testa e scegliere con la mia testa. Per questo come tanti di solito non partecipo e quando lo faccio, come oggi, sono delusa». Non solo. «Altri studenti vengono ai cortei, pubblicano le foto su Instagram e altri social e poi vanno via. Oggi va di moda andare alle manifestazioni. La verità è che la maggioranza dei ragazzi non ci tiene più di tanto e neanche sa perché protesta».