Serena Mollicone, orrore senza fine: spariti i resti del corpo, tra cui un sopracciglio, prove del delitto

21 Nov 2021 17:08 - di Leo Malaspina

Alcuni resti del corpo di Serena Mollicone tra cui il sopracciglio, l’utero e le parti intime sarebbero spariti. È quanto ha raccontato venerdì, nel corso dell’udienza davanti alla Corte d’Assise del tribunale di Cassino, il tenente colonnello Fabio Imbratta, all’epoca del delitto comandante della compagnia di Pontecorvo.

La scoperta venne fatta già quando la salma della Mollicone fu riesumata per essere sottoposta alla superperizia dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo, che sarà ascoltata nella prossima udienza del 26, che ha poi portato alla riapertura del caso. Tra i resti scomparsi, ha spiegato Imbratta, oltre alla parte inguinale manca anche “il sopracciglio, che la giovane avrebbe sbattuto con violenza contro la porta della caserma”. Serena Mollicone sparì da Arce, in provincia di Frosinone, l’1 giugno 2001 e venne trovata senza vita due giorni dopo in un boschetto ad Anitrella, una frazione del vicino Monte San Giovanni Campano, con le mani e i piedi legati e la testa stretta in un sacchetto di plastica.

Serena Mollicone e le prove sparite per occultare il delitto

La riapertura del caso ha fatto luce sull’ipotesi che la diciottenne, il giorno della sua scomparsa, si fosse recata presso la caserma dei Carabinieri, che avesse avuto una discussione con Marco Mottola, il figlio dell’allora comandante della locale stazione dell’Arma, e che lì fosse stata aggredita. La studentessa avrebbe battuto con violenza la testa contro una porta e, credendola morta, i Mottola l’avrebbero portata nel boschetto per poi soffocarla e occultarne il cadavere, provando a depistare le indagini.

Il cadavere venne ritrovato v in una zona già ispezionata il giorno precedente da alcuni carabinieri che non notarono nulla di particolare. Il corpo è adagiato in posizione supina in mezzo ad alcuni arbusti, coperto con rami e fogliame, nascosto dietro un grosso contenitore metallico abbandonato. La testa, che presentava una vistosa ferita vicino all’occhio sinistro, era avvolta in un sacchetto di plastica, mentre le mani e i piedi erano legati con scotch e fil di ferro.

A giudizio sono finiti l’ex comandante Franco Mottola, il figlio Marco e la moglie Anna Maria, con le accuse di omicidio aggravato e occultamento di cadavere, l’appuntato scelto Francesco Suprano, accusato di favoreggiamento personale in omicidio volontario, e il luogotenente Vincenzo Quatrale, accusato di concorso in omicidio volontario e istigazione al suicidio del collega brigadiere Tuzi.

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