Sfregio alla Rowling, attivisti trans svelano il suo indirizzo sul web. Lei: “Minacce? Ci tappezzo casa”
Non c’è pace per J.K. Rowling. La mamma letteraria del celebre Harry Potter è da tempo ormai nel cuore di un ciclone polemico che le sta sconvolgendo la vita. Minando la sua serenità personale e la sicurezza della sua famiglia. L’ultima aggressione mediatica contro la scrittrice dei record arriva da tre giornalisti attivisti-trans, autori dell’ennesimo scempio perpetrato in nome del politically correct, con la pubblicazione sui social della fotografia della villa dove la Rowling abita con il marito e i figli. L’ultimo sconsiderato gesto che va a sommarsi alle innumerevoli iniziative “punitive” organizzate contro la Rowling da quando è partita e si è montata contro di lei l’accusa di transfobia per una serie di tweet. Cinguettii social in cui la scrittrice si è limitata a esprimere il proprio punto di vista, riflessioni critiche comprese, sull’identità di genere. Quando non direttamente a favore dei diritti delle donne biologiche.
Nuove minacce contro la Rowling… alla faccia del politicamente corretto
Denunciando, a più riprese, di essere vittima di una discriminazione al contrario. Di un conformismo dell’anticonformismo che: tra le accuse piovutele addosso dal mondo dell’associazionismo Lgbt. E le recriminazioni di colleghi, editori, attori e persino divi nati dalla sua penna hanno mosso contro di lei, hanno finito per travolgerla in una bufera mediatica che, troppo spesso, ha messo a rischio la sua incolumità e quella dei suoi familiari. Come in quest’ultimo caso, in cui tre giornalisti attivisti-trans hanno deciso di pubblicare sui social la fotografia della villa dove la Rowling abita con il marito e i figli. Un monito. Una punizione. Una stroncatura tridimensionale dell’autrice di Harry Potter che, da parte sua, continua a rivendicare il diritto alla libertà di parola e opinione. Come a puntare l’indice contro chi, incredibilmente, «in nome del politicamente corretto e dell’inclusione vuole silenziare chi si esprime a favore dei diritti delle donne biologiche».