Speranza: «Subito terza dose agli operatori delle Rsa. Il virus corre, dobbiamo giocare d’anticipo»
Terza dose avanti tutta. “Facciamo in fretta con il richiamo per fermare la quarta ondata. L’incremento dei contagi è oggettivo. Cosa fare? Diciamo che è come rendersi conto che l’acqua sta salendo. Noi non abbiamo tempo da perdere. Dobbiamo giocare d’anticipo, come ci ha insegnato questo virus che va veloce”. Così in un’intervista a Repubblica il ministro Roberto Speranza, annunciando che si partirà prestissimo con l’obbligo di terza dose ai sanitari e chi lavora nelle Rsa.
Speranza: subito terza dose agli operatori delle Rsa
“Decideremo nei prossimi giorni. Io ne sono convinto e penso che ci arriveremo. Siamo preoccupati”, aggiunge il ministro della Salute. “Lo è l’Oms Europa e gli altri Paesi europei. Guardiamo a chi ci è vicino, all’Austria che è lì, a un passo, coi suoi nove milioni di abitanti e 12 mila casi al giorno: è come se da noi fossero 75 mila. In Italia un incremento è già in corso e nelle prossime settimane è realistico che continui a crescere”. Una fotografia allarmata quella del ministro della Salute che però “crede molto nelle misure prese dal governo Draghi”. A partire dal contestatissimo green pass. Che Speranza difende come un salvavita.
Il virus corre ma il nostro modello funziona
“Scholz ha detto che se diventerà Cancelliere prevederà il Green Pass per i luoghi di lavoro. Non mi piace parlare di modello”, dice con un pizzico di orgoglio – ma di certo quella misura la abbiamo introdotta noi per primi. Come l’obbligo per i sanitari appena introdotto anche in Gran Bretagna”. Il titolare della Salute dà uno sguardo ai numeri europei sui contagi e invita ad accelerare sulla terza dose. “In Germania ci sono 50 mila contagi in 24 ore. In Francia 12 mila casi, l’Olanda annuncia nuove misure. Abbiamo imparato che la contiguità tra Paesi spesso anticipa un trend. Sappiamo anche che la stagione che ci attende sarà complicata. E allora, l’Italia non può essere estranea a questa dinamica“.
“Le mascherine al chiuso resteranno, sono obbligatorie”
I nostri dati sono migliori degli altri – osserva -perché i tassi di vaccinazione sono più alti. Questo ci dà un piccolo vantaggio. E poi la prudenza nel rilascio delle misure. “Abbiamo lasciato il freno più tardi e mai del tutto. In particolare su una cosa: le mascherine al chiuso. Non c’è alcun dubbio che resteranno. Hanno un costo sociale ed economico relativamente basso, sono decisive. E vanno indossate anche all’aperto, se ci sono assembramenti. È un obbligo, non dimentichiamolo”. Nessun lockdown generalizzato alle porte. “Non si può paragonare la stagione delle misure più radicali all’attuale. Per la semplice ragione che allora non c’era l’87% di popolazione vaccinata, e non c’erano ovviamente neanche i vaccini. Ma abbiamo il sistema a colori regionali”.