Suicidio assistito, per Mario non è ancora finita: dubbi su un farmaco, l’ultima parola spetta al tribunale

24 Nov 2021 12:26 - di Lorenza Mariani
suicidio assistito

Per Mario non è ancora finita. Il paziente tetraplegico 43enne, riguardo al quale ieri i media hanno annunciato l’ok al suicidio assistito, non è ancora detta l’ultima parola. Sarà il tribunale di Ancona a pronunciarla e a decidere: il Comitato etico ha sollevato dubbi sulle modalità e sulla metodica del farmaco che avrebbe chiesto.

Suicidio assistito, per Mario non è ancora finita: deciderà il tribunale

Dunque, con sommo disappunto dei fautori dell’eutanasia. e con altrettanto sollievo da parte di chi rivendica la sacralità della vita, sarà il tribunale di Ancona a decidere se il paziente marchigiano, tetraplegico da 11 anni, potrà avere diritto al suicidio medicalmente assistito. «Il Comitato etico da parte sua – riferisce l’Adnkronos sul caso – ha sollevato dubbi sulle modalità e sulla metodica del farmaco che il soggetto avrebbe chiesto: il tiopentone sodico nella quantità di 20 grammi, senza specificare come dovesse essere somministrato». Così la Regione Marche sulla vicenda di Mario (nome di fantasia ndr). Paralizzato dalle spalle ai piedi da 11 anni, a causa di un incidente stradale in auto. E che ieri politica, stampa e tv salutavano come «il primo malato a ottenere il via libera al suicidio medicalmente assistito in Italia».

Dubbi del Comitato etico: una nota della Regione Marche ricostruisce passaggi e motivi

«Il 15 giugno 2021 – ricostruisce la Regione in una nota – il tribunale di Ancona ha ordinato all’Asur Marche», l’azienda sanitaria unica regionale, «di provvedere, previa acquisizione del relativo parere del Comitato etico territorialmente competente, ad accertare: se la patologia fosse irreversibile». Se Mario (nome di fantasia) «fosse in grado di intendere e volere». E se «il farmaco fosse appropriato a garantirgli una morte senza sofferenza». La direzione dell’Area Vasta 2 ha attivato quindi la procedura di richiesta di parere al Comitato etico scientifico Regione Marche. Comitato che –prosegue la nota della Regione Marche – ha chiesto all’Av2 di istituire una équipe multidisciplinare per visitare il 43enne. Verificare la situazione domiciliare allo scopo di ricercare una relazione di cura. Di potenziare l’offerta di cure palliative. E quindi ottimizzare la terapia del dolore, al fine di ridurre una sofferenza ritenuta insopportabile. E, contemporaneamente, di valutare le condizioni richieste dal tribunale».

Suicidio assistito, le risposte del Comitato etico ai quesiti formulati dal tribunale di Ancona

E ancora. «L’équipe era composta da: un medico palliativista. Un neurologo esperto della patologia dalla quale è affetto il paziente. Uno psichiatra, uno psicologo, un medico specialista nel trattamento dei sostegni vitali ai quali il paziente è sottoposto. E un infermiere esperto nelle cure domiciliari integrate», elenca la Regione. «In particolare – si evidenzia – il Comitato etico, rispondendo ai quesiti formulati dal tribunale di Ancona, ha rilevato che l’interessato: ha piena capacità di intendere e volere. Non motiva quali siano i presupposti per i quali è stata richiesto il dosaggio indicato di 20 grammi, quantità non supportata da letteratura scientifica. E non spiega se e con quali modalità si debba procedere tecnicamente alla somministrazione. Come se, in via preventiva, per conculcare lo stato d’ansia derivante dall’operazione, si voglia avvalere di ansiolitici».

La parola passa all’Aula, alla sentenza della legge

Non solo: «Non risulta chiaro se debba essere utilizzato solo il farmaco indicato dal paziente, nell’ipotesi in cui non si riesca a portare a compimento la procedura di suicidio medicalmente assistito. Il Comitato etico ritiene altresì non essere di sua competenza l’eventuale individuazione di altre modalità». Dunque la parola passa al tribunale. Sarà l’Aula a decidere se far prevalere il valore della vita. La forza della speranza anche nella malattia e nei momenti più dolorosi, che non esclude di ricorrere a tutti i mezzi che la medicina mette a disposizione per lenire il dolore. Oppure la rassegnazione che relega nella più lancinante solitudine. Che invoca la morte come soluzione finale. E spaccia il suicidio assistito come una estensione di amore e solidarietà sociale.

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