Turismo balneare, il Consiglio di Stato: stop alle concessioni dal 2024. Meloni: il governo spieghi
Turismo balneare: una sentenza del Consiglio Stato infligge un colpo di grazia al turismo. Il verdetto della magistratura amministrativa «rappresenta un colpo mortale per il turismo balneare italiano», dice la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che chiede al governo di riferire in Parlamento. A stretto giro, Riccardo Zucconi, deputato e capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Attività produttive, commercio e turismo, e Gianluca Caramanna, responsabile nazionale Dipartimento Turismo FdI, affidano ad una nota indignazione e sconcerto.
Turismo balneare, arriva la mazzata del Consiglio di Stato. Meloni: il governo riferisca in Aula
Sì, perché con il verdetto dell’organo di rilievo costituzionale, a partire dal 2024 potrebbe inaugurarsi una vera e propria giungla per le concessioni balneari. Il Consiglio di Stato, infatti, ha deciso di prorogarle solo fino a dicembre 2023. Dal giorno successivo non ci sarà alcuna possibilità di proroga ulteriore, neanche per via legislativa. E il settore sarà aperto alle regole della concorrenza. Ciò significa che le concessioni saranno assegnate tramite una gara. Un agone a cui potranno partecipare i proprietari attuali, ma anche tutti gli altri. Un crocevia ad alto rischio per il settore balneare, che i due esponenti di Fdi denunciano nella nota, che riassume la situazione e la preoccupazione del partito guidato da Giorgia Meloni.
La nota congiunta di Fratelli d’Italia a sostegno del settore
«Rimaniamo sconcertati dalla sentenza del Consiglio di Stato che, stabilendo di disapplicare una legge votata dal Parlamento italiano e dichiarando la cessazione delle attuali concessioni demaniali marittime al 31 dicembre 2023. Con la loro successiva e immediata messa a bando – dichiarano Zucconi e Caramanna – di fatto decreta la morte del turismo balneare italiano. Come volevasi dimostrare, l’incapacità e l’assenza di volontà del governo Draghi. E prima ancora dei governi Conte, nell’affrontare seriamente una tematica così importante, ha lasciato il futuro di migliaia di aziende in mano a sentenze della magistratura amministrativa. E a diktat provenienti da Bruxelles. Nonostante – concludono i due esponenti di Fdi – la presenza di una legge nazionale che dispone diversamente».
«Una sentenza sconcertante» che non tutela proprietà aziendale, lavoro, certezza del diritto…
E ancora. «Quella di ieri – avvertono Zucconi e Caramanna – è una sentenza sconcertante. Anche perché si discosta da consolidati orientamenti giurisprudenziali e costituzionali a tutela della proprietà aziendale. Del lavoro. E della certezza del diritto. Esprimiamo profonda solidarietà nei confronti di tutti quegli imprenditori, lavoratori e operatori del settore che con fatica negli anni hanno costruito le loro aziende. E che ora si ritrovano gettati nell’angoscia più totale per la prospettiva di perdere il lavoro e i loro averi. Fratelli d’Italia non indietreggerà di un centimetro nella difesa di questo comparto – conclude la nota –. Una battaglia moralmente giusta che porteremo avanti fino alla fine. Se il governo esiste ancora, batta un colpo e venga a riferire subito in Aula per garantire un futuro a migliaia di aziende italiane», chiosano i due esponenti di Fdi.
L’allarme di Federbalneari Italia per i lavoratori del comparto
Un allarme, quello sul turismo balneare lanciato da Giorgia Meloni. Sottolineato dalla nota dei due esponenti di Fdi. Condiviso dal presidente della Regione Marche con delega al Turismo, Francesco Acquaroli e dagli assessori al Turismo di Fratelli d’Italia: Gianni Berrino (Liguria), Lara Magoni (Lombardia) Manlio Messina (Sicilia), Fausto Orsomarso (Calabria). E che gli stessi operatori di settore rilanciano attraverso le parole di Marco Maurelli presidente, di Federbalneari Italia, che sulla vexata quaestio, ha dichiarato: «Così si rende fortemente instabile un settore che conta circa un milione di lavoratori». Un tema divisivo per il governo, a cui ora Fratelli d’Italia chiede «di riferire immediatamente al Parlamento. Di convocare subito le associazioni di categoria. E di dare risposte chiare su come l’esecutivo intende affrontare questa situazione di enorme gravità».