Violante: «Serve una democrazia compiuta. I magistrati devono cambiare atteggiamento»
«I Parlamenti sono centrali nelle democrazie fondate sul principio di rappresentanza. Tuttavia rappresentare non basta. Bisogna anche decidere». Luciano Violante in un’intervista a beemagazine.it parla del ruolo del Parlamento. L’ex vicepresidente della Camera spiega che «il sistema decisionale del nostro Parlamento era fondato sul primato dei partiti e sulla presenza di meccanismi di rallentamento della decisione, proprio per favorire l’intesa tra i partiti».
Violante: «Occorre cercare un equilibrio tra rappresentanza e decisione»
E spiega che oggi «la sopravvenuta fragilità dei partiti e il manifestarsi di plurime e mutevoli esigenze della comunità sta ponendo il problema di adeguarsi ai tempi. Occorre cercare un equilibrio tra rappresentanza e decisione. Inoltre la attuale velocità dei cambiamenti mal si presta ad un sistema regolatorio fondato sulla legge, che ha tempi lunghi di gestazione e rapida obsolescenza. Finché non si risolve questo problema crescerà il rischio della marginalità. Io penso che il Parlamento del futuro sarà prevalentemente una istituzione del controllo, non della regolazione che dovrà spettare ai governi».
Sull’abuso dei poteri durante la pandemia
Si parla anche di pandemia e di critiche rivolte ai governi. «La Freedom House – dice Violante – uno dei più importanti centri di ricerca sui diritti di libertà, ha calcolato nell’ottobre 2019 che in un quarto dei paesi del mondo la pandemia ha prodotto abusi di potere e che in metà degli Stati, a causa della pandemia, sono state introdotte limitazioni alla libertà di manifestazione del pensiero. A risultati analoghi è giunta l’Economist Intelligence Unit, osservando che in tutto il mondo, per effetto del coronavirus c’é stata una restrizione delle libertà fondamentali, paradossalmente più rilevante nei paesi democratici che in quelli autoritari… I paesi democratici sono partiti da livelli più alti di libertà e sono stati costretti a restrizioni del tutto inedite».
«Occorre tornare alla normalità appena possibile»
E poi però avverte durante l‘intervista: «Da noi il ricorso quasi quotidiano al potere di decreto, con riduzione del potere d’intervento delle Camere, è stato determinato dalle oggettive condizioni nelle quali si trovava il Paese; oggi l’Italia è messa molto meno peggio degli altri paesi anche grazie all’uso di quei poteri. Certo, occorre tornare alla normalità appena possibile».
Taglio dei parlamentari? «Senza interventi riformatori sono prevedibili nuovi problemi»
Il giornalista gli chiede se il taglio dei parlamentari renderà più funzionale il Parlamento o creerà nuovi problemi. «Senza alcuni interventi riformatori – risponde Violante – sono prevedibili nuovi gravi problemi di funzionamento con ulteriore ricorso all’ “eccesso” dei poteri del governo. Occorrerebbe prevedere l’adattamento dei regolamenti parlamentari alla nuova situazione, almeno riducendo il numero delle Commissioni, che oggi sono 14 per ciascun ramo del Parlamento. Ritengo inoltre indispensabili due riforme costituzionali: il ricorso al voto del Parlamento in seduta comune in alcuni casi particolari (voto di fiducia, legge di bilancio, richiesta del governo approvata dalle due Camere) e la sfiducia costruttiva per stabilizzare i governi, soprattutto al Senato dove il ridotto numero dei componenti, duecento, può rendere decisivo il cambio di opinione di soli tre o quattro senatori».
Violante sulla selezione della classe dirigente
Quanto alla selezione della classe dirigente dei partiti «oggi in linea di massima si è esaurito l’accesso organizzato. Dopo la separazione dei partiti dalla società, a partire dal “dopoMoro”, si é manifestata una sorta di selezione “accidentale”, spesso fondata sulla vicinanza al capo, sulla popolarità, o su elezioni primarie, spesso discutibili nelle loro modalità di svolgimento. Ma questo tipo di selezione non è necessariamente negativa. Ho conosciuto infatti tanto in questa legislatura quanto nelle precedenti molti ottimi parlamentari. Oggi c’è l’esigenza di recuperare la dimensione pedagogica della politica. Perciò mi permetto di richiamare “Pedagogia e politica” una serie di saggi curata da Pietrangelo Buttafuoco, Emiliana Mannese e da me».
«Il lessico si è imbarbarito»
Poi attacca: «Il lessico si è imbarbarito in via generale; si abusa di termini aggressivi o insultanti, per l’esigenza di creare audience e per la mancanza della cultura del rispetto. Non vanno ignorate infine le difficoltà che da tempo incontra la scuola media inferiore, come emerge da alcune gravi sgrammaticature. È ad esempio frequente leggere o ascoltare “di questo ne parleremo dopo”. Non bisogna dimenticare, inoltre, che l’avanzare della volgarità nella lingua dipende dalla cattiva educazione non dalla cattive conoscenze grammaticali o sintattiche». E poi prosegue: «C’è certamente bisogno di quella democrazia compiuta(…) e che era una delle angosce di Aldo Moro. Io credo che siano necessari tre ingredienti: il rispetto reciproco per le persone, le istituzioni e le idee, il primato del governare nei confronti del vincere, il coraggio del cambiamento».
Violante: «Devono cambiare i comportamenti dei magistrati»
E infine. «Devono cambiare i comportamenti dei magistrati, prima di ogni altra cosa. Litigi, dichiarazioni arroganti, libri scandalistici hanno fatto crollare la fiducia. Un rapporto di fiducia si ricostruisce cambiando i comportamenti. Le funzioni pubbliche, dice la Costituzione (art.54) vanno assolte con “disciplina e onore”. In molte recenti vicende della magistratura sono mancati entrambi. È necessaria una maggiore consapevolezza delle proprie responsabilità e sono necessari comportamenti adeguati a quelle responsabilità».