Violenta rapina ad Aprilia con sequestro di persona: incastrata banda di rom legati da parentela
Tre persone finite in carcere e tre ai domiciliari. A Vetralla (Viterbo), Montefiascone (Viterbo), Bologna (Bologna), Acilia (Roma) e Fiumicino (Roma), i carabinieri della sezione operativa del Norm del Reparto Territoriale di Aprilia hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di sei persone. Come riporta l’Adnkronos, sono ritenuti responsabili, a diverso titolo, di rapina in abitazione in concorso, sequestro di persona aggravato e danneggiamento seguito da incendio, nei confronti dei proprietari del Golf Club di Aprilia nell’estate del 2020.
L’indagine, denominata “Oasi”, ha consentito di sgominare un sodalizio criminale che, come fanno sapere i carabinieri, era specializzato in “rapine in villa”, «la cui efferatezza aveva terrorizzato, in particolar modo, i proprietari del club, una facoltosa coppia di immobiliaristi romani, rappresentando un potenziale pericolo anche per i residenti della zona».
Aprilia, violenta rapina
La coppia di coniugi venne sorpresa in casa da cinque uomini col volto coperto, che, dopo aver legato loro e un custode cingalese con alcune fascette, rubarono soldi, gioielli e una pistola Glock legalmente detenuta dal proprietario di casa. Mentre due dei cinque rapinatori si trattenevano presso la tenuta a sorvegliare le vittime, altri tre, con l’auto rapinata alla coppia, poi bruciata, si recavano presso l’abitazione romana delle vittime, in via Basento, per rubare dalla cassaforte gioielli del valore complessivo di circa 20.000 euro, un orologio del valore di circa 1.500 euro e 6mila euro in contanti.
Il dispositivo di video sorveglianza installato all’interno dell’abitazione (con registrazione video e audio) permetteva di accertare come i rapinatori rimasti nella villa e quelli andati a Roma avessero avuto contatti telefonici proprio durante le fasi della rapina. Sulla base di questo primo elemento investigativo, veniva avviata una minuziosa indagine. Grazie alla quale sono state estrapolate alcune utenze verosimilmente utilizzate dai rapinatori e soprattutto emergevano i contatti fra dette utenze e il guardiano, grazie alle quali si accertavano stretti contatti con un connazionale residente nella zona di Acilia.
La ricostruzione dei fatti
La ricostruzione delle dinamiche di relazione tra le utenze emerse ha permesso di comprendere come il custode (che è stato accertato frequentare pregiudicati locali, nonché fare uso di droga) avrebbe svolto il ruolo di basista. Mentre la rapina sarebbe stata materialmente messa a segno da una batteria di rapinatori con l’aiuto di un altro cingalese residente ad Acilia. La collaborazione con i militari del Nucleo Investigativo di Viterbo e la visione dei sistemi di video sorveglianza hanno portato a identificare inizialmente E.R., noto alle forze di polizia, e successivamente i complici tutti di etnia rom legati fra loro da legati da vincoli di parentela.
Nel corso dell’indagine, il 9 marzo scorso, durante una perquisizione delegata dalla Procura di Latina nel Golf Club della famiglia rapinata a carico del custode cingalese nei confronti del quale, oltre a trovare armi e droga erano emersi gravi indizi di reità in ordine al suo ruolo di basista simulando di essere parte offesa della rapina, si barricava dentro una stanza suicidandosi con un colpo di arma da fuoco alla tempia per l’onta di essere riconosciuto come uno dei colpevoli a fronte della fiducia che gli era stata concessa dalla famiglia rapinata. Il gip ha così emesso le misure di oggi.