Zittito, insultato e sbeffeggiato dai suoi dirigenti. Ma che ci sta a fare Sileri al ministero?
Farà discutere il libro di Cataldo Ciccolella e Giulio Valesini “La grande inchiesta di Report sulla pandemia“ (350 pagine, 19 euro, ed. Chiarelettere). Soprattutto – almeno a giudicare dai titoli dei lanci d’agenzia – faranno discutere le pagine che riguardano il sottosegretario Pierpaolo Sileri. «Dentro al ministero della Salute – vi si legge -, Sileri sembra essere un corpo estraneo, tollerato più che coinvolto. Tra gennaio e febbraio del 2020 mandava e-mail per chiedere del piano pandemico e per avere i dati sulle polmoniti anomale, nelle riunioni della task force chiedeva i ventilatori polmonari, ricevendo risposte imbarazzanti. E sono arrivate anche le minacce e la voglia di mollare tutto».
Così ne “La grande inchiesta di Report sulla pandemia”
Bene, anzi male. Viene però da chiedersi per quale motivo sia ancora lì. È senatore (cioè investito di mandato popolare), è sottosegretario e pure medico (dotato quindi di competenza tecnica). Ma non risulta che abbia qualcosa per far valere l’autorità politica nei confronti di eventuali magagne ministeriali. Addirittura, nel febbraio 2020, un membro della task force del ministero della Salute, davanti ai pericoli evidenziati dal sottosegretario circa i cinesi tornati in Italia da Wuhan, arrivò a dirgli «A Silè, e nun porta sfiga». Non sappiamo se tali parole, accompagnate dagli immaginabili gesti scaramantici, abbiano suscitato l’ilarità dei presenti. Di sicuro non hanno ricevuto adeguata risposta da parte dell’uomo di governo.
«Sileri non ha fatto i nomi di chi lo ha minacciato»
Lo stesso dicasi per le minacce. «Davvero lei le ha subite?», gli chiedono gli autori. E Sileri, di rimando: «Mi è stato detto chiaro e tondo che se continuavo a rompere le scatole – e rompere le scatole per me è stato dire acquistate, acquistate, acquistate! Fate, fate, fate! Ma non venivo ascoltato – sarebbero usciti dei dossier contro la mia persona e contro il mio capo segreteria». Insomma, Sileri, «che ha preferito non fare il nome di chi lo avrebbe minacciato», ha lasciato che dirigenti del “suo” ministero lo irridessero, lo minacciassero e lo snobbassero senza abbozzare la benché minima reazione. Con quale autorità (e con quale faccia) siede ancora su quella poltrona?