Ad Atreju Renzi non scopre le sue carte sul Quirinale. Ma sarà lui a condurre il gioco
È stato due volte onesto Matteo Renzi quando ha parlato dal palco di Atreju. La prima quando ha ringraziato Giorgia Meloni per l’invito aggiungendo che «io qui non mi sento a casa». La seconda sull’elezione per il Quirinale quando ha auspicato la più «ampia convergenza» per poi avanzare più d’un dubbio che possa accadere: «Penso che sia difficile». Bello e impossibile, insomma. Renzi era alla festa di Fratelli d’Italia a parlare di presidenzialismo con Luciano Violante, Marcello Pera e Ignazio La Russa in un dibattito moderato da Alessandro Sallusti. «Per me – ha esordito il leader di Italia Viva – parlare di Costituzione è un pò complicato».
Renzi al dibattito sul presidenzialismo
Brucia ancora quel referendum malamente perso nel 2016 e che ha irrimediabilmente pregiudicato il suo percorso politico. Non tanto per la sconfitta in sé quanto per la promessa, puntualmente disattesa, di ritirarsi a vita privata in caso di esito a lui sfavorevole. Ma questo è ormai il passato, che Renzi rivive ogni giorno sotto forma di sondaggi che tengono inchiodato lui e il suo partito a percentuali da albumina. Un contrappasso dantesco per uno che nel 2014 aveva portato il Pd al 41 per cento. C’è dunque da credergli quando ha detto che «erano cinque anni che non parlo di riforme costituzionali».
«Qui non sono a casa mia»
Ma la sua presenza ad Atreju ha valore politico soprattutto in vista delle prossime scadenze, a cominciare dal Quirinale. Sottolineando la sua condizione di avversario della Meloni e quindi di soggetto che abita “altra casa” politica, Renzi manda un messaggio a Letta e al Pd. Quasi a rivendicare la sua appartenenza alla sinistra. Il che lo libera dalla necessità di essere tranchant verso la candidatura di Berlusconi al Colle. Infatti, non lo è. «Abbiamo detto in tutte le sedi e in tutte le salse che continuare a discutere di nomi è un gioco che non porta da nessuna parte», si è limitato a rispondere sul tema.
Vuole essere decisivo nel risiko del Colle
Una moderazione che non può lasciare indifferente il quirinabile presente sul palco, cioè Pera, toscano come Renzi. Non è un mistero che molti considerino l’ex-presidente del Senato una sorta di “piano B“ del centrodestra qualora il Cavaliere risultasse molto indigesto. Ecco, ad Atreju Renzi ha confermato che nel risiko del Quirinale lui si muove lungo il confine che separa le due coalizioni. Ma per tenerle separate, non per unirle. Solo così potrà far brillare il ruolo decisivo del proprio gruppo. In verità ci sarebbe un nome che potrebbe mettere tutti d’accordo: Pierferdinando Casini. Guarda caso, a lanciarlo prima di tutti è stato proprio Renzi.