Angelo Branduardi: «Gli altri cantavano di politica, io e Battiato siamo sempre stati fuori dal coro» (video)
“Con la pandemia viviamo una nuova peste. Al Medioevo si dà un’immagine sbagliata: non è stato un periodo buio, ma il primo passo verso l’Umanesimo e il Rinascimento. Speriamo che l’Umanesimo, con l’uomo inserito nella Natura, ritorni al termine di questa peste”. È l’auspicio espresso dal cantautore Angelo Branduardi in un’intervista al ‘Corriere della Sera’.
L’autore di Cogli la prima mela a Alla Fiera dell’Est si definisce nel panorama musicale «un caso a parte, come lo fu Franco Battiato». Contatti e diversità con lui?, gli chiede Flavio Vanetti. «Le due musicalità sono differenti. Battiato aveva una carica caustica che io non ho, anche se sul palco sono ironico. In comune ho la spiritualità della musica. Con Franco ho duettato nel disco dedicato a San Francesco. Gli dissi: “Ti devo far cantare un motivo”. Non chiese di sentirlo o di leggere le parole. Andai da lui e dopo 10 minuti era nato il “Sultano di Babilonia”». La musica è solo spiritualità? «No, è pure “carne” ed è l’unica attività che concilia il diavolo e l’acqua santa. Ennio Morricone, con cui ho avuto l’onore di lavorare, diceva: “La musica è l’arte più astratta ed è la più vicina all’assoluto”. Pensava a Dio, ma si può intendere altro». Non manca qualche stoccata ci cantautori impegnati: «I bambini – ricorda il cantautore lombardo – scoprirono “Alla Fiera dell’Est” mesi dopo la sua uscita. Mentre tutti cantavano di politica, io uscivo con una canzone profondamente religiosa, violentissima, dove tutti ammazzano tutti e dove Dio è uno sterminatore. Questa è una provocazione rivoluzionaria». Il cantautore era stato anche tra i pochi artisti (con Laura Pausini) a prendere posizione su Bibbiano, senza timore di venire attaccato dalla sinistra.
Angelo Branduardi sui Social: “Comincio ad avere paura di internet”
L’ultima opera di Branduardi, che non è mai stato allineato agli altri artisti, fa riferimento alla cultura celtica trasformata in musica pop: «Non ho certo l’esclusiva, ma ho partecipato spesso al Festival interceltico di Lorient, sono amato in Bretagna, sono amico di Alan Stivell. Infine ho usato le cornamuse irlandesi: caratterizzano il “Dito e la luna”, l’album i cui testi avevo affidato non a Luisa, come al solito, ma a Giorgio Faletti, un caro amico che non c’è più».
L’artista parla anche dei suoi idoli musicali: “Stimo tutti i coetanei italiani; gli idoli erano però Joan Baez, Bob Dylan, Cat Stevens, Paul Simon. Oggi ascolto Bach, ma anche Bruce Springsteen”. Branduardi ammette che anche “nel pianeta del rap ci sono motivi molto belli: un altro che considero bravissimo è Eminem”, dice. Quanto al successo dei Måneskin, osserva: “Sono bravi. Suonano un sano e vecchio rock and roll, ci sta che abbiano successo”. Quanto all’uso di internet e dei social, il cantautore ammette: “Comincio a temerlo un po’: ho visto il film di Pif, che è un genio, contro la dittatura dell’algoritmo. Ecco, sono per un utilizzo ‘umano’ e utile della rete e dei suoi derivati”.
Infine, alla domanda su quale tra ‘Alla Fiera dell’Est’ e ‘Cogli la prima mela’ consideri il suo brano simbolo, Branduardi risponde: “Alla Fiera dell’Est. Ormai non mi appartiene più. È patrimonio popolare, sarò ricordato perché i bambini di oggi la insegneranno ai figli. Ovviamente nessuno di loro sa chi è Angelo Branduardi…”.