Assist a Salvini del teste della Procura: Open Arms rifiutò l’offerta di Malta e Spagna
È un assist clamoroso all’ex-ministro dell’Interno Matteo Salvini quello dell’ammiraglio Liardo, teste della Procura nel processo Open Arms in cui il leader della Lega in qualità di titolare del Viminale all’epoca, è accusato di sequestri degli immigrati a bordo della nave dell’Ong che voleva, a tutti i costi, sbarcare il suo carico umano in Italia.
La nave iberica Open Arms rifiutò di dirigersi in Tunisia, di sbarcare 39 immigrati a Malta, di fare rotta in Spagna (diniego ribadito in due occasioni), non fornì dettagli sullo stato di salute delle singole persone a bordo (domandò di farle sbarcare tutte, ma esclusivamente in Italia).
Sono alcuni aspetti, come sottolineano fonti della difesa di Matteo Salvini, emersi durante la testimonianza dell’ammiraglio Sergio Liardo, rispondendo all’avvocato Giulia Bongiorno che difende l’allora ministro dell’Interno.
Non solo. emerge che la nave della Ong “fece rotta verso la Libia mentendo alle autorità italiane, visto che partì verso Tripoli dopo aver comunicato che si sarebbe fermata a Lampedusa.
Avrebbe potuto accogliere a bordo solo 19 persone ma ne caricò più di 150 in tre eventi diversi. Una volta in acque italiane, Open Arms era costantemente controllata, vigilata, assistita. E, una volta in rada, era in condizioni di completa sicurezza”.
“Addirittura vennero consentite la rotazione dell’equipaggio e lo sbarco delle persone realmente in cattivo stato di salute. Di più: sulla barca salirono senza problemi alcune autorità, a partire dal sindaco di Lampedusa, a dimostrazione di un costante monitoraggio. La nave vagò per il Mediterraneo, ignorando le richieste e le proposte di Madrid e de La Valletta dal 2 al 15 agosto 2019 mettendo a rischio la salute degli immigrati a bordo”, sottolinea la difesa del leader della Lega.