Barbaro e Bellucci (FdI) contro l’Iva agli enti del Terzo Settore: “Nella manovra una stangata al non profit”
“Non smetteremo di batterci contro l’applicazione IVA agli Enti del Terzo Settore per difendere il comparto del non profit. Un mondo, quello del volontariato, che ha mostrato ancora una volta la sua importanza nel corso dell’emergenza pandemica. Quanto accaduto ieri in Commissione Bilancio del Senato, con l’approvazione di un emendamento a firma PD che differisce di due anni l’entrata in vigore del regime Iva per il Terzo Settore, rimanda e non risolve un grave attacco al mondo dell’associazionismo oltre ad aggravare la situazione del comparto poiché tante associazioni, che dovevano capire se modificare il proprio statuto, con questa spada di Damocle, non vorranno più adeguarsi al Codice del Terzo Settore”, così la deputata Maria Teresa Bellucci, responsabile del Dipartimento Terzo Settore di Fratelli d’Italia e il senatore Claudio Barbaro, Presidente di ASI.
Iva sugli enti del Terzo Settore, la protesta di FdI
“Come è noto, la norma in questione, stabilisce per le associazioni “l’esclusione” dei corrispettivi specifici dal campo di applicazione dell’IVA al regime di “esenzione” dall’IVA per i servizi prestati e i beni ceduti dagli enti nei confronti dei propri soci. Ciò comporta che le associazioni e i soci dovranno fare fronte a una serie di adempimenti come l’apertura della partita IVA, anche per quella attività non configurabili come commerciali, fatturazione e registrazione delle operazioni. La modifica comporta una serie di oneri e problematiche per il mondo del non profit che sarà assoggettato a obblighi e adempimenti con ricadute notevoli e preoccupanti soprattutto per le piccole organizzazioni che non sono preparate né strutturate ad affrontare la burocrazia e i costi del nuovo assetto”.
“Un vero e proprio attacco – concludono i parlamentari di FdI – inconcepibile a un patrimonio costituito da 360 mila organizzazioni, da un milione di operatori, da 5 milioni di volontari, che offrono risposte concrete sociali, sanitarie, educative, sportive e culturali a 30 milioni di cittadini italiani”.