Colle, ci pensa Salvini mentre la sinistra attende. Un motivo in più per non fallire la prima mossa
È una giungla di sospetti, paure e ambizioni quella in cui sta per inoltrarsi Matteo Salvini assumendosi l’onore (e soprattutto l’onore) di dare un metodo al risiko del Quirinale. Il leader leghista – come evidenzia il Corriere della Sera – deve procedere per cerchi concentrici prima di offrire una soluzione ai suoi omologhi della sinistra. Il primo cerchio è interno al Carroccio, dove si fronteggiano la speranza di portare Draghi al Colle e la paura di tornare al voto con un anno di anticipo. Chi coltiva la prima (Giorgetti) confida nel cosiddetto “semipresidenzialismo di fatto“: il premier sale al Quirinale e una sua ombra ne prende il posto alla guida del governo.
Salvini condurrà la trattativa per il centrodestra
Chi è assalito dalla seconda, teme invece che Draghi esca da Palazzo Chigi senza entrare nel palazzo del Quirinale. A quel punto, il giocattolo si romperebbe e le urne si spalancherebbero. Il secondo cerchio di Salvini è il centrodestra, dove è forte la pressione di Berlusconi sugli alleati a confidare sul buon esito della sua candidatura. È il famoso “piano A” della coalizione di cui si è scritto molto in questi giorni. Il Cavaliere è convinto di avere già in tasca i voti trasversali di peones diffusi in ogni sottogruppo del Misto. Se a questi si sommano quelli del centrodestra compatto – è il suo ragionamento – il traguardo è sicuro.
La Meloni: «Noi compatti in ogni caso»
Naturalmente, il rischio che non sia così (nel senso che i consensi esterni non vi siano o vi siano in misura minore di quella immaginata) esiste. E nessuno può permettere che la candidatura del Fondatore dell’alleanza finisca impallinata a pochi voti dal quorum. Sarebbe un disastro. È il motivo per cui Giorgia Meloni ha avvertito che la coalizione deve restare compatta «anche se il “piano A” non dovesse riuscire». Ne consegue che solo dopo aver tranquillizzato la Lega e chiarito gli obiettivi nel centrodestra Salvini potrà concordare un metodo con Conte e Letta. Si tratta di un passaggio addirittura epocale. È infatti la prima volta che sulla partita del Quirinale è il centrosinistra a giocare di rimessa. Una ragione in più per non sbagliare la prima mossa.