Il retroscena, liti in Cdm: Draghi vira sul rinvio di limiti e obblighi. Speranza e rigoristi incassano il colpo
Liti, rinvii sulle limitazioni al numero degli ospiti per la cena di Natale, e con l’obbligo vaccinale previsto sulla carta per gli statali che slitta ancora. Un retroscena pubblicato sull’edizione online de Il Giornale, rivela quello che sarebbe accaduto a Palazzo Chigi nel corso di un Consiglio dei ministri che ha rinnovato i soliti “fasti” bellicosi in corso tra falchi e colombe. O meglio, tra i rigoristi alla Speranza e i sostenitori di una linea di prudenza che, pur inchinandosi ai doveri dell’emergenza sanitaria, scelgono comunque di conciliare anche una strategia propedeutica alla ripresa del Paese.
Malumori in Cdm: Draghi opta per il rinvio di limiti e obblighi
Una divergenza di vedute, quella sulle nuove misure anti-Covid contenute nel cosiddetto decreto Festività, che mentre tutti si aspettavano una riunione fiume, si è risolta in appena un’ora di summit. E non senza gli strascichi, che il quotidiano diretto da Minzolini sottolinea, lasciati dalla cabina di regia mattutina e «l’incontro pomeridiano tra Draghi e i capidelegazione di maggioranza avevano fatto registrare posizioni piuttosto distanti. Su due questioni in particolare: l’obbligo vaccinale per i dipendenti della pubblica amministrazione e una decisa stretta sulle feste nelle abitazioni private in vista della sera di Capodanno».
Pd e Leu sulla linea rigorista. Lega e Forza Italia allineati su posizioni caute ma non estreme
Ebbene, su entrambi i fronti, i partiti si sono schierati come lo schema ha strategico ha fin qui palesato. Ossia, con Pd e Leu schierati sulla linea rigorista. Con Lega e Forza Italia che si allineano su posizioni caute ma non estreme (fuori sacco il ministro Brunetta favorevole all’obbligo). E con il M5s che si colloca al centro, in una via mediana tra le due coordinate di riferimento. Ubicazioni strategiche teoriche che, in pratica poi, prendono corpo e sostanza politica con i ministri Franceschini e Speranza che incalzano sulle restrizioni. E proprio in cabina di regia, dove il grillino Patuanelli chiede un «supplemento di riflessione» perché «il tema è delicato». Mentre, spiega sempre Il Giornale, si dimostrano «nettamente contrari, seppure senza alzare i toni, i ministri della Lega». E «molto perplessi anche quelli di Forza Italia».
Speranza e rigoristi incassano il colpo
Con «sia il Carroccio che gli azzurri», infatti, che «ritengono sufficienti le misure approvate ieri nel decreto legge Festività». Ossia: le nuove regole delineate per il Green pass. L’obbligo di mascherine all’aperto in zona bianca e di Ffp2 per grandi eventi e mezzi di trasporto. Il divieto di feste all’aperto. La chiusura delle discoteche. Eppure lo scontro nel governo è stato durissimo fino all’ultimo istante. Spaccando a metà il tavolo tra chi voleva introdurre l’obbligo vaccinale per i dipendenti della Pubblica amministrazione e chi si è opposto.
I dubbi di Giorgetti sui rischi dell’obbligo vaccinale agli Statali
La proposta – secondo quanto riferisce Il Giornale – avanzata in cabina di regia da Dario Franceschini, aveva incassato l’ok di Roberto Speranza e Renato Brunetta. Con il grillino Patuanelli che aveva chiesto un supplemento di riflessione e un confronto con il M5s. E Giorgetti che, da parte sua, ha avanzato forti dubbi, paventando l’eventualità più che possibile del rischio di richieste di indennizzo da parte di chiunque sostenga – a torto o a ragione – di aver avuto problemi di qualunque sorta a seguito dell’iniezione d’immunizzazione. Così, alla fine d’accordo anche Brunetta, si è deciso di rimandare la questione a inizio gennaio.
Le decisioni di Draghi e Cdm scontentano Speranza: il ministro si appella a mascherine e distanziamento
Risultato: alla fine il tema sparisce dal decreto festività. Ma l’opzione resta in agenda. Dopo due sedute della cabina di regia, il testo arriva sul tavolo del governo per le ultime limature: il via libera al decreto è unanime. Una decisione, quella di Draghi e del Consiglio dei ministri, che scontenta – e assai, a quanto si può dedurre la retroscena in oggetto – il ministero della Sanità. Dove i consiglieri di Speranza, dichiaratamente sulla linea del rigore netto e imprescindibile, non condividono l’approccio del coordinatore del Cts Locatelli. E ritengono le misure di Draghi in Cdm troppo soft.