La mossa del cavallo: Renzi candida la ministra Bonetti nel collegio di Gualtieri. E spiazza Letta
Rischia di passare agli annali delle elezioni come il collegio che ha fatto esplodere l’obiettivo del “campo largo” della sinistra. Parliamo di quello lasciato libero da Roberto Gualtieri, del Pd, attuale sindaco di Roma. Ma tant’è: prima Conte che lo rifiuta per paura di restarvi impallinato dal fuoco “amico“, e ora Renzi che lo sceglie per l’ultimissima provocazione politica candidandovi la ministra Elena Bonetti. Ovviamente. lui dice che non è così ma la sostanza è quella. Innanzitutto perché il leader di Italia Viva ha calato la carta Bonetti senza concordarla con nessuno, neanche con Enrico Letta che pure un diritto di primogenitura lo vanterebbe. E poi perché è ancora fresco il ricordo della sua avversa reazione (e di Carlo Calenda) alla notizia dell’offerta del collegio a Conte.
È lo stesso rifiutato (per paura) da Conte
Ma nella mossa di Renzi, come ben evidenzia il Corriere della Sera, c’è del metodo. Il leader di Iv vuole infatti minare il “campo largo” di Letta. Per questo ha scelto come candidata una donna dal profilo riformista, e quindi non del tutto gradita a Leu e ancor meno ai 5Stelle, vero bersaglio dell’operazione. L’obiettivo è “restringerlo”, il campo, fino a renderlo incompatibile con i grillini. Più che scontato, quindi, che Letta abbia accolto con un eloquente e gelido silenzio la notizia della candidatura della Bonetti. Tanto più che anche lui ha in mente di lanciare una donna nella mischia: la zingarettiana Cecilia D’Elia, responsabile delle politiche femminile, o l’ex-segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan.
Renzi vuol costringere il Pd a scegliere la Furlan (Cisl)
Tuttavia, opporre un “no” alla Bonetti non è così semplice trattandosi di un ministro del governo Draghi, che il Pd appoggia convintamente. Meglio, può anche farlo visto che il collegio della discordia è in quota dem, ma senza discostarsi troppo dal profilo riformista scelto da Renzi, pena la candidatura in solitaria della Bonetti con quel che ne consegue. In tal senso, la Furlan andrebbe molto meglio della D’Elia. Non per i 5Stelle, ovviamente. Dovesse realmente finire così, significherebbe ancora una volta che è il condizionamento del leader di Iv a tracciare il solco delle decisioni di quello del Pd.