
M5S, anche l’ex-ministra Trenta se ne va: «Lì pensano solo alle poltrone. Fondo un mio partito»
È una diaspora senza fine quella che affligge del M5S. Tra scissioni, defezioni ed espulsioni è difficile, per non dire impossibile, tenere aggiornato l’elenco di chi è rimasto grillino. Dal tronco originario, si sono già diramati nuove sigle che aspirano a diventare partiti. Alle tante già in circolazione in Parlamento, è pronta ora ad aggiungersi anche quella che ha in gestazione Elisabetta Trenta, ex-ministro della Difesa nel primo governo Conte. È lei stessa a parlarne in un’intervista al Riformista. «Sì, perché – vi si legge – vanno distinti i principi dalla loro attuazione e dalla deriva che certe cose hanno preso. Io voglio fare politica sulle idee. Nel Movimento sentiva parlare solo di posti e di poltrone».
Elisabetta Trenta aveva la delega alla Difesa nel Conte I
Secondo Trenta i 5Stelle targati Conte, non sono risanabili attraverso una battaglia interna. «No, mi creda. Bisogna uscirne e provare a costruire un soggetto politico che si richiami ai principi di base del Movimento, senza la stessa deriva». L’ex-ministro ricorda anche di aver partecipato anche agli Stati Generali del M5S. In quella fase era ancora convinta che si potesse dare una raddrizzata dall’interno al già periclitante Movimento. In pratica, credeva ancora alle parole dei vari Grillo, Di Maio, Fico e compagnia cantante. Si era persino candidata per il direttorio.
«Impossibile cambiare i 5Stelle dall’interno»
«Ma – ricorda la Trenta – arrivò Grillo a dire di no, che lui si fidava di Conte». In poche parole, il movimento nato per attuare la democrazia diretta si muoveva in modalità esclusivamente verticistica. «Alla faccia del processo dal basso, stanno prendendo in giro loro stessi e gli elettori», accusa ora l’ex-titolare della Difesa. Che ora è irrefrenabile nella sua requisitoria contro gli ex-compagni pentastellati. «Non si sono strutturati come partito – rileva -, malgrado fossero un partito di tipo tradizionale con le tessere, con le correnti. E una linea di decisione ristretta, verticistica. Arrivati al governo sono diventati la negazione di tutto quello che avevano detto. Altro che attivisti – conclude la Trenta –, qui non c’era neanche voce per una ministra come me».