Manovra, la rabbia degli infermieri: «Siamo pochi e al collasso, ma il governo ci ignora. Basta»
Una «carenza evidente e annunciata», rispetto alla quale però il governo non ha fatto nulla e, anzi, anche nella manovra ha completamente «dimenticato» la categoria. La Federazione nazionale degli infermieri lancia l’allarme rispetto alle carenze di organico, che non hanno trovato una risposta neanche in finanziaria e la cui entità si misura sui dati dell’Agenas, l’Agenzia nazionale dei servizi sanitari: all’appello mancano circa 20-30mila infermieri.
La manovra “dimentica” gli infermieri
La Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche ha quindi chiarito come, in vista della manovra, avesse sostenuto due emendamenti, che riguardavano, in particolare, le indennità per i contratti ad interim e l’aumento dei docenti-infermieri per formare più personale infermieristico. Entrambi, però, sono rimasti lettera morta. Gli infermieri, quindi, hanno ricordato che anche la Commissione Ue nel suo “State oh Health in the Eu” ha lanciato l’allarme della carenza di organico in Italia e ha sottolineato come il nostro Paese impieghi meno infermieri rispetto a quasi tutti i Paesi dell’Europa occidentale: il loro numero (6,2 per mille abitanti) è inferiore del 25% alla media Ue.
L’Ordine degli infermieri: «Tutto ha un limite»
«Il governo – si legge nel report della Commissione – ha stanziato 480 milioni di euro per assumere circa 9.600 infermieri nel corso del 2021». Però, ha ricordato Fnopi, secondo «non bastano: ce ne vogliono almeno uno ogni 2-3.000 abitanti, cioè circa 20-30mila in più, ma anche dei 9.600 già previsti, sempre secondo Agenas, non se ne sono trovati oltre 3mila». Dunque, «nulla di fatto e nessuna considerazione nemmeno delle più banali e nessun tipo di apertura a una categoria di professionisti di cui a quanto pare i servizi sanitari non possono fare a meno». «Né c’è alcun accenno a una soluzione che non ricorra al precariato per il periodo precedente a quando gli infermieri necessari a colmare la carenza potranno essere formati, nonostante le proposte da tempo avanzate dalla Federazione. Tutto ha un limite però», avvertono gli infermieri italiani.
La situazione negli ospedali: il caso di Monza e Brianza
E uno spaccato di cosa accada negli ospedali italiani lo ha fornito il Nursind, il sindacato di categoria, descrivendo la situazione negli ospedali della provincia di Monza e Brianza. «Per l’ennesima volta ci troviamo impreparati di fronte all’emergenza sanitaria», ha spiegato Donato Cosi, segretario Nursind Monza e Brianza e componente della direzione nazionale Nursind. «Siamo ancora al collasso, perché come 2 anni fa il carico di lavoro viene messo sulle spalle sempre dei soliti», ha aggiunto il sindacalista, parlando di «condizioni estreme di lavoro» e facendo l’esempio dei colleghi che lavorano al centro tamponi di Desio, dove «nella sola giornata di lunedì 27 dicembre hanno individuato 577 persone positive». «I colleghi – ha commentato Cosi – sono allo stremo, ma questa volta non si può più parlare di emergenza. Si poteva prevenire, si poteva evitare l’ennesimo collasso della sanità pubblica».
Il sindacato: «Siamo stanchi di essere gli unici “eroi”»
Il sindacato quindi ha scritto una lettera alla direzione dell’Asst Brianza, segnalando i rischi per la salute pubblica e per gli stessi infermieri di un sistema che non riesce a garantire i necessari standard di efficienza e sicurezza e nel quale «le nuove assunzioni tanto celebrate non hanno colmato le carenze». «Siamo sotto organico, mancano infermieri e personale di supporto (Oss) e nei mesi scorsi, quando la pandemia sembrava aver allentato la presa, lo stesso personale già stremato fisicamente e psicologicamente dalle tre ondate di Covid ha lavorato per recuperare tutti quegli interventi, visite ed esami diagnostici rimandati a causa della pandemia. Siamo stanchi – hanno concluso gli infermieri – di essere gli unici “eroi”».