Niente abbracci e tavole separate: il Natale dei rigoristi mette all’indice i bambini. Ma c’è chi dice no
Niente abbracci; seduti a tavola distanziati; non vaccinati alla porta. E, soprattutto, occhio ai bambini, che ormai, sebbene ancora per poco, sono i primi “no vax”, nel senso di non immunizzati. A seguire i consigli degli esperti più rigorosi il Natale sarebbe quasi meglio non festeggiarlo. Certamente, è bene non festeggiarlo assecondandone troppo lo spirito, che si incarna prima di tutto negli affetti e nel calore familiare. Gli abbracci, infatti, sono i primi a finire sul banco degli imputati, insieme alla tavolate. Non tutti però la pensano così e, a fronte dei rigoristi, c’è anche chi ricorda che con l’elevato tasso di vaccinazioni che abbiamo in Italia si può cercare un compromesso tra precauzioni e amore.
Il bando degli abbracci tra nonni e nipoti: c’è chi dice no
A mettere all’indice esplicitamente gli abbracci tra nonni e nipoti è stato, per esempio, l’immunologo e membro del Cts, Sergio Abrigani, il quale ha spiegato che «ai miei nipoti sconsiglio di abbracciare i nonni», suggerendo anche di chiedere il tampone agli invitati e di lasciare direttamente fuori i non vaccinati. Un’inflessibilità che ha scatenato un certo sconcerto perfino tra i colleghi esperti, fra i quali per esempio Matteo Bassetti ha spiegato che «è chiaro che dobbiamo correre con le terze dosi» e che è meglio evitare «cene con decine di persone», ma «il Natale deve essere quello che conosciamo da sempre, con gli abbracci e con le persone care». Maria Rita Gismondo, poi, ha rilevato «che un abbraccio mancato a un nonno, a un parente, sotto Natale sia molto grave dal punto di vista sociale e psicologico».
Il ruolo dei vaccini per stare più sereni a Natale
Una rassicurazione è arrivata anche dall’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, il quale, pur invitando a non andare a casa dei non vaccinati, ha sottolineato che «durante le feste natalizie se i nonni sono vaccinati, il rischio rispetto al contatto con i nipotini si riduce di molto. Se papà e mamma sono vaccinati, ancora di più. Se anche i nipoti fossero vaccinati sarebbe il massimo, ma ancora il vaccino per i piccoli non è disponibile». «Quest’anno però – ha chiarito – la cena di Natale in famiglia può essere più serena rispetto allo scorso anno».
La prudenza rispetto a nonni e fragili
Anche per Mauro Minnelli «riproporre sic et simpliciter lo stesso scenario dell’anno scorso sarebbe un errore, soprattutto di comunicazione». Per l’immonologo però «se abbiamo anziani o persone fragili esse potranno entrare in contatto con altri solo da vaccinati, meglio in un ambiente in cui tutti siano stati immunizzati con doppia dose, anche i giovanissimi, e meglio ancora se l’over 60 ha ricevuto la terza dose». «Nel caso poi in cui vi siano under 12 non vaccinati o non ancora – ha aggiunto – sarebbe opportuno, per ragioni prudenziali, evitare contatti stretti o diretti e soprattutto per lungo tempo».
Riproporre un grande classico: il tavolo dei bambini
Insomma, sì a maggiore serenità, ma comunque tenendo alla larga i bambini, un suggerimento che Massimo Andreoni traduce nella pratica così: «Il primo consiglio che posso dare è di creare un “cordone” di sicurezza per gli anziani e i fragili, ad esempio per i pranzi e le cene pensare a tavoli separati tra nipoti e nonni». Dunque, il tavolo dei bambini. In fondo questo è da sempre un grande classico dei Natali italiani.