Patrick Zaki scarcerato, ma l’assoluzione non c’è ancora. Lo studente egiziano in libertà dopo 22 mesi
Patrick Zaki sarà scarcerato, ma non assolto. Questa mattina a Mansura, in Egitto si è svolta la terza udienza del processo a carico dello studente egiziano dell’università di Bologna. Attivista dei diritti umani, era in carcere da 22 mesi con l’accusa di aver diffusione di false informazioni, propaganda sovversiva, attraverso articoli giornalistici e post sui social.
Patrick Zaki sarà scarcerato ma non assolto
“Bene, bene, grazie”. Così alzando il pollice, Zaki ha risposto dalla gabbia a un diplomatico italiano che gli chiedeva come stesse. Prima del verdetto atteso, mentre in Italia cresce la mobilitazione a favore dello studente egiziano. Parole che smentiscono l’ipotesi di violenze nei suoi confronti che era circolata ieri, poi negata dall’associazione “Patrick Libero”. Due i rappresentanti italiani presenti all’udienza insieme alla delegazione dell’Unione europea composta da funzionari delle ambasciate di Usa, Spagna e Canada hanno preso parte all’udienza. Per monitorare sul corretto svolgimento del processo e il rispetto dei diritti umani e civili. Presente anche i genitori di Zaki, la madre Hela e il padre George.
La prossima udienza il 1 febbraio
Per Zaki non è arrivata l’assoluzione che i legali speravano, ma il verdetto del giudice monocratico ha superato le aspettative. Incarcerato dal 7 febbraio 2021 lo studente potrà uscire di prigione. La prossima udienza si terrà il 1 febbraio: “Abbiamo appreso che la decisione è la rimessa in libertà ma non abbiamo altri dettagli al momento”, ha spiegato Nasrallah. Che ha chiesto di poter acquisire le registrazioni delle telecamere di sorveglianza dell’aeroporto del Cairo, dove è stato arrestato. Insieme ai verbali redatti dagli agenti. Le registrazioni video dimostrerebbero che Zaki fu arrestato all’aeroporto del Cairo. E non a casa propria, a Mansura, come è stato sostenuto dalla Procura. Mentre i due verbali degli agenti dimostrerebbero l’illegalità del fermo.
Al centro del processo gli articoli a difesa dei cristiani copti
La soddisfazione del governo italiano: un primo passo
Amnesty International si era detta poco fiduciosa sulla sentenza: «Oggi l’udienza del processo a Patrick Zaki. Speriamo il meglio ma temiamo il peggio. Intanto non si ferma la mobilitazione», si leggeva in un tweet. Poi l’esultanza dopo la sentenza. La notizia rimbalzata in Italia fa registrare il plauso del governo e della sinistra. Con i 5Stelle in prima fila. Da Di Maio, il primo a commentare (“è un primo passo in avanti, continuiamo a lavorare in silenzio”) a Zingaretti passando per Conte e Letta.